di Marco Biondi
Recentemente, alla presentazione del mio ultimo romanzo, sono stato definito da un mio amico fin troppo amico un “acuto analista politico”. L’amicizia fa brutti scherzi, a volte.
Grazie a questa nomea, mi hanno chiesto di commentare l’ultima settimana della nostra Presidente (o presidenta, se si preferisce) del Consiglio: madre, donna e cristiana, come da sua nota definizione di se stessa. Ci ho pensato e poi ho ritenuto che la miglior sintesi fosse quella del vituperato ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Contro il quale si scagliano regolarmente tutti, salvo poi riconoscergli che, effettivamente, gli capita spesso di dire cose giuste.
Questa la sintesi di Renzi (dalla e-news 1036 del 20/5/2025):
“Meloni ha vissuto una settimana orribile, sbagliando molto di quello che poteva sbagliare. Prima è scesa dal treno per Kiev. Poi ha fatto l’offesa e non ha partecipato al vertice dei volenterosi a Tirana. A quel punto ha cercato di rimediare raccontando una bugia (cioè che al vertice si sarebbe parlato di inviare truppe in Ucraina, che è una fakenews totale). Succede quando vai in confusione: sbagli una mossa e anziché scusarti, inventi una balla. A quel punto ha cercato di organizzare un vertice tra Vance e Ursula von der Leyen, approfittando della Messa di intronizzazione del Papa. Lo ha presentato con grande enfasi come il primo incontro tra i due ed è stata smentita da Ursula von der Leyen che aveva già incontrato il vice americano a Parigi durante il summit sull’intelligenza artificiale che Meloni aveva bidonato perché le sta antipatico Macron. Una statista, davvero. Finalmente ha capito che doveva smettere di fare le bizze ed è tornata al suo posto (cioè: al posto dell’Italia) partecipando senza troppi colpi di testa alla telefonata con Trump prima della call tra il Presidente americano e Putin”.
Ho preferito riportarla integralmente, perché in poche righe ci sta tutto. Il fatto che poi Renzi stia antipatico, non può togliere nulla alla sua capacità di rappresentare gli eventi con arguzia e precisione. Il mio commento è semplice. Il nostro Governo fluttua, sospinto da raffiche di vento che provengono dall’attualità, mantenendo delle costanti che, a mio avviso, restano inquietanti.
La priorità del Governo Meloni sembra essere di non dare fastidio a Trump. Quello che, sinceramente, non condivido, è che schierarsi, a volte, con opinioni diverse non può essere inteso come mettere in discussione l’alleanza con gli Stati Uniti d’America. Se però, il loro Presidente pro-tempore, dice o fa una cazzata, assecondarlo significa sottoscrivere lo stesso errore.
Altro particolare che si è aggiunto alla settimana santa della Meloni, la vicenda del voto Europeo sulla situazione Israele/palestinese (qui l’editoriale del nostro Christian Correnti). Senza entrare nel merito della vicenda che richiederebbe non un articolo a se stante, ma un trattato, tutto il mondo si è reso conto che l’atteggiamento di Netanyahu ha superato ogni confine di comprensione.
E il fatto che il governo Meloni non abbia inteso sottoscrivere la revisione dell’accordo di alleanza con Israele, votata da diciassette Paesi membri dell’Ue alla luce della distesa di convogli umanitari fermi per scelta di Israele, altro non fa che corroborare il senso di scoramento per la pochezza di chi ci rappresenta. Per ricordare solo i fatti, l’Italia ha votato con gli altri dieci Paesi, netta minoranza soprattutto in termini di quantità di cittadini. Sono Ungheria, Croazia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Repubblica Ceca, Lituania e Germania (astenuta la Lettonia), contro una risoluzione che, in sintesi, diceva a Netanyahu, “beh, adesso anche basta!”
Ora, cercare di capire cosa abbia in mente Meloni è diventata opera assai difficoltosa. Non vuole scontentare Trump, vuole continuare a farsi vedere a fianco degli amici sovranisti europei (Orbán in testa), ma è obbligata a dare risposte alla Comunità Europea che, ovviamente, si trova su posizioni opposte.
Certamente l’alleanza di governo non l’aiuta: da una parte Taiani che con Forza Italia non smette di ricordare l’importanza dell’appartenenza democratica alla Comunità. E dall’altra l’ineffabile Salvini al quale manca di rispolverare la maglietta con l’effigie di Putin, per farci capire con chi sta. Lei nel mezzo cerca di barcamenarsi, ma sembra riuscire nell’ardua impresa di sbagliare ogni singola mossa. L’altro tassello incomprensibile rimane l’incredibile tenuta nei sondaggi di tutti i partiti di Governo. Delle due l’una: o i sondaggisti fanno copia/incolla, senza dannarsi troppo l’anima, o gli intervistati rispondono senza sapere cosa stanno dicendo. Un mistero che si risolverà solo alle prossime elezioni, che ci diranno, realmente, quanti danni sta facendo ai partiti di maggioranza questa inconcludenza politica. Chissà, magari a noi che non la pensiamo come loro, ci dirà bene!
PS: scusate ancora se ho nominato ancora Matteo Renzi.
(22 maggio 2025)
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