Lui è un giovane che ha avuto la ventura di accompagnare la madre all’ospedale militare di Sfax, per constatare che nonostante la donna avesse un appuntamento, il direttore dell’ospedale non solo ha rifiutato la visita, ma l’ha anche trattata a pesci in faccia.
Dopo l’episodio il giovane, giustamente indignato, ha scritto sul suo blog la sua avventura indirizzando una lettera aperta al Ministero degli Interni per informarlo dell’accaduto.
Il giovane, si chiama Hakim Ghanmi ed il suo processo è cominciato il 29 maggio: lo accusano di “distruggere la reputazione dell’Esercito”, “diffamare un funzionario” e “arrecare disturbo agli altri attraverso le reti di comunicazione pubblica”.
Tutto per avere assistito, essere stato testimone e quindi denunciante, di un sopruso. Storie così in Tunisia ne succedono dieci alla settimana. Ci pensi chi si chiede “Perché non stanno a casa loro“.
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