di Bo Summer’s
Che vi si secchi la lingua ogni volta che pronunciate il nome Falcone. Che vi si spenga la voce, che vi si torca la bocca, che vi sanguini la gola ogni volta che sbandierate “giustizia” tra una firma sotto un decreto infame e una pacca sulle spalle a un corrotto.
Perché non avete fatto nulla. E quando potevate, avete fatto peggio: l’avete lasciato solo. Lo avete odiato. L’avete umiliato.
Non siete suoi eredi. Siete il motivo per cui è morto.
Il suo sangue non vi benedice: vi accusa.
Capaci non è una ferita: è una colpa. E non guarirà mai, perché ogni giorno ci pisciano sopra con discorsi di circostanza, con la grammatica del “ricordo”, con le moine di Stato, con le targhe fresche di Comune.
Il tritolo non ha fatto saltare solo l’autostrada: ha fatto saltare l’alibi. Eppure voi lo ricostruite ogni giorno, mattone dopo mattone. Con le poltrone. Con i compromessi. Con le strette di mano ai figli dei carnefici.
Che vi caschi la lingua ogni volta che dite “Falcone è un esempio”. Che esempio? Lo avete soffocato da vivo, ora lo imbalsamate da morto. Voleva verità, voi gli date palinsesti. Voleva giustizia, voi gli date primetime.
Maledetti voi che lo usate per purgarvi l’anima. Che vi fate il selfie sotto la stele, e poi andate a cena coi professionisti del favore. Che parlate di mafia solo quando conviene. Che vi dichiarate “antimafia” e intanto firmate la resa.
E voi, cittadini col capo chino, anche voi siete complici. Siete l’altro volto del potere: quello che consente, che si gira dall’altra parte, che si tappa il naso ma continua a votare, a comprare, a tacere.
Falcone è morto per voi, ma voi non vivreste per lui. Non rinuncereste a nulla. Nemmeno al beneficio del dubbio.
Che vi pesi addosso ogni giorno quell’autostrada. Che vi tagli la schiena quel cratere. Che vi tremi la mano ogni volta che fate finta di non sapere, che vi scrollate le spalle, che dite “è sempre stato così”.
No. Non è sempre stato così. Così l’avete voluto. Così l’avete lasciato diventare.
La mafia non è invincibile, diceva.
Ma l’omertà sì. La viltà sì. Il conformismo sì. Il teatrino dello Stato, quello sì che non muore mai.
E allora ecco la mia maledizione:
che ogni 23 maggio, per sempre, vi si apra davanti Capaci.
Che vi ci troviate dentro. Che vi scoppino in testa i pensieri che Falcone pensava. Che vi manchi il fiato come a lui sotto i colpi bassi, le diffamazioni, le omissioni.
Che vi si pianti nel cuore il suono di quella deflagrazione — e vi rimbombi in petto fino a spezzarvi.
E che nessuno vi venga a salvare, come nessuno salvò lui.
Perché se l’Italia è ancora in ginocchio, non è per colpa di Cosa Nostra. È per colpa vostra.
Vostra. Tutti.
Che lo sapete. E fate finta di non sapere.
(23 maggio 2025)
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