di Vittorio Lussana
Una volta, durante il Congresso nazionale di un Partito, capitò che si confrontassero due mozioni distinte. Ma una delle due proposte non riuscì a essere presentata al cospetto dei delegati di quell’assise, perché era finita la carta in un fax. Eravamo ancora all’alba dell’attuale era tecnologica. E il gruppo che sfidava la tesi principale, predisposta dalla segreteria nazionale del Partito, era tenuta a consegnare la propria piattaforma programmatica entro un certo termine. Un fatto che era avvenuto regolarmente. Ma a causa di un’inefficienza, non se ne accorse nessuno. Anzi, il Partito in questione assunse tale errore come un pretesto per mettere ai voti dell’assemblea un’unica mozione, la propria, profittando della sua stessa inettitudine ed evitando la conta interna.
Sulle case green sta accadendo, più o meno, la stessa cosa: la direttiva approvata dal parlamento europeo impone a tutti gli Stati-membri l’adozione di standard più rigidi per il risparmio energetico: una cosa, in passato, recepita dai governi di centrodestra senza nulla obiettare, accettando che tutti montassero le attuali valvole di monitoraggio di consumi e temperature sui termosifoni. Oggi, invece, nonostante il nostro patrimonio immobiliare risulti molto più vecchio rispetto a quello degli altri Stati europei, parte della destra – la Lega di Matteo Salvini in particolare – è divenuta improvvisamente contraria agli obiettivi di neutralità climatica. Ciò per pure motivazioni di propaganda e perché sostenuta da alcuni gruppi di interesse, come i costruttori dell’Ance – gente notoriamente col braccino corto, nonostante un passato di speculazioni e scempi paesaggistici alle spalle – e di altri gruppi di simpatici scorreggioni, contrari alla ‘svolta green’.
E’ sempre il solito discorso: quando manca un nemico, la destra se ne inventa uno nuovo, pur di avere il pretesto per imporre una propaganda mediatica che lascia il tempo che trova. E come di consueto, la Ue finisce col diventare il più comodo dei nemici di comodo. Secondo i dati dell’Enea, l’agenzia di controllo della nostra efficienza energetica, circa il 60% dei nostri stabili di residenza rientra nelle classi energetiche F e G: le più basse esistenti. In pratica, la maggior parte delle nostre case ha l’impianto elettrico totalmente da rifare. Ma pur di non affrontare le spese e nonostante la possibilità di ricorso agli incentivi previsti dalla direttiva stessa – insieme a un percorso di gradualità già previsto – si preferisce mantenere le nostre case in uno stato di cattiva manutenzione, pur di giocare a fare i protestatari. Persino gli infissi delle nostre finestre sono ancora quelli degli anni ’80 del secolo scorso.
Il ministro dell’Ambiente, Pichetto Fratin, nei mesi scorsi si è detto possibilista circa l’eventualità di un ricorso agli incentivi. Ma la Lega di Matteo Salvini si è posta di traverso, assumendo un atteggiamento che ha già provocato molti danni al governo stesso. Come nel caso della guerra alle Ong e dei salvataggi di migranti in mare, che ha condotto alla tragedia di Cutro. La Lega di Matteo Salvini, in pratica, sta attuando una politica pericolosa e senza scrupoli, sobillando i peggiori istinti di alcuni gruppi d’interesse e zavorrando il Paese, che rischia di rimanere indietro non solo rispetto al resto d’Europa, ma del mondo. Tutto torna buono per fare casino, nonostante la Lega non abbia avuto nulla da obiettare circa i provvedimenti stabiliti già in passato, come per esempio sul primo Libro Verde per il risparmio energetico del 2008 e la sua successiva revisione del 2013.
Insomma, all’improvviso Salvini ha imposto la virata verso la grettezza. Perché gli conviene propagandisticamente? Noi crediamo di no: nell’immediato si prende pretesto per fare un gran chiasso, ma nel medio-lungo periodo tale tattica risulta suicida, poiché consente agli altri Partiti, anche quelli di centrodestra, di dimostrare maggior saggezza ed equilibrio, in nome di una gradualità già prevista dalla stessa normativa europea. Una strategia da venditore di fumo, insomma, che porterà ulteriori guai al leader della Lega e al suo Partito, dimostrandone il provincialismo di fondo. Una mentalità che, affiancata alle contraddizioni del sovranismo ideologico, darà modo ai cittadini di misurare l’alto tasso di demagogia del centrodestra italiano preso nel suo complesso. E a rimetterci sarà tutto il Paese, che paradossalmente resterà sorpreso dall’anti-italianità di tali forze politiche, che tutto fanno tranne che perseguire l’interesse nazionale.
I veri anti-italiani, insomma, sono i leghisti. Ed è un dato, tutto sommato, di coerenza quest’ultimo, dato che la Lega ha sempre teorizzato un soggettivismo assoluto e un privatismo egoistico connotato, oltretutto, da sgradevoli venature xenofobe. Ma quelli costretti alle giravolte saranno tutti gli altri, a cominciare da nazionalisti e liberali. Cose che abbiamo già visto in tutte le altre questioni attualmente sul tappeto, a partire dall’immigrazione.
Ma gli italiani si stancheranno, ben presto, anche di quelle…
(16 marzo 2023)
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