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Tutte le facezie salviniane su tasse, flat tax impossibili e diritti (degli altri) inutili

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di Daniele Santi

In una profana apparizione al Teatro della Versiliana, il nuovo profeta delle teocrazie ad uso elettorale – prima di lui teocrati seri, di quelli che trasformano i paesi in peggio, da tenere a mente – ha raccontato la sua realtà inesistente, la stessa delle elezioni precedenti pre-Papeete, solita e mendace campagna su flat tax e pensioni, propaganda come il finto impegno anti-Russia.

Una frase vale un’intera campagna elettorale: “La vera emergenza non è quella dei diritti, ma abbassare le tasse per creare lavoro vero”: lui, va ricordato, è alleato del senile ridens che promise il milione di posti di lavoro in diverse occasioni, mai visti, prima di sposare la causa del milione di alberi, che sappiamo tutti dove ce li metterà. Slogan vuoti e senza nessun senso economico. Non ci sono i soldi né per la flat tax, né per l’abbassamento delle tasse, né per disfarsi della Legge Fornero. Così come non ci sono i progetti politico-sociali per cambiare il mondo del lavoro, essendo le destre incapaci, e lo hanno dimostrato in trent’anni di propaganda, di qualsiasi tipo di riforma.

Così gli imbonitori di bufale progressiste in nome del potere sovranista, capeggiati dalla ex-ministra del governo Berlusconi (2008-2011) sono lì a dire le stesse cose di sempre, ma non le hanno mai fatte; presentano un programma sul sito di Meloni che cambia giorno dopo giorno, ma non sono d’accordo nemmeno su quello; i loro candidati escono direttamente da catafalchi che erano già vecchi nel 1992 e che hanno portato ai disastri dello spread a 522,11; vogliono riformare la giustizia per vendetta personale e senza un progetto costituzionale che accompagni le riforme che non sia ispirato alle riforme di Orbàn ispirato da Putin e da Erdogan.

Così se la prende con ius scholae, cannabil e Ddl Zan, l’uomo contrario agli eccessi (pregasi non dimenticare il Papeete) folgorato per l’ennesima volta sulla via teocratica, che non ha idea di come si governa un paese, ma ha chiarissimo come si mantiene il potere. raccontandovela. Come quando se la prendeva col MES, ma lui mentre lo riformavano era già lì, perché sta lì da una vita dicendo le stesse cose senza poi farle mai.

Ora il cavallo di battaglia, il somaro da corsa, è un altro: riduzione delle tasse e pace fiscale che sono “due delle priorità economiche che mi impegno [sic] ad inserire nell’agenda di governo nei primi 100 giorni” e la guerra alla legge Fornero: “Per me eliminarla è una questione morale prima che politica. Va azzerata per passare a quota 41″. Ma non dice dove trova i soldi, che non ci sono. E il pubblico è freddino. E dato che Salvini se ne accorge poi la butta sull’empatico perché “se anche i sondaggi ci danno al 40% (parla della coalizione, alla Lega va e andrà molto peggio) non abbiamo ancora vinto”.

Se n’è accorto persino l’uomo di tutte le propagande che rischia di affondare l’Italia con una politica inesistente dopo avere fatto saltare in aria, da dentro in una riedizione della nera alleanza con Conte, l’unico governo credibili che l’Italia abbia avuto dal 1992 ad oggi.

 

 

(18 agosto 2022)

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