di Giancarlo Grassi, #politica
Un Consiglio federale leghista ad alta tensione è previsto per il pomeriggio del 4 novembre; più che un consiglio federale uno scannatoio, con Giorgetti da un lato che vorrebbe una Lega moderna [sic] all’interno del PPE e Salvini che vuole una Lega sovranista (una Lega salvinista e gli altri zitti, insomma) e lavora per far entrare il partito nel gruppo sovranista europeo con gli amici di Meloni, gli ungheresi, i polacchi, gli sloveni con l’immancabile contorno di Marine Le Pen.
Mentre gli sherpa post-Morisi lavorano per convincere i giornalisti che scannatio non c’è, mentre invece c’è e sarà un bagno di sangue, si dimenticano una banale considerazione nel desiderio di far placare gli animi alla stampa assassina: Salvini ha perso tutte le elezioni cui ha partecipato, e ha perso dove per mesi ha gridato che avrebbe stravinto.
Immaginiamo che questo aspetto, Giorgetti e la Lega che pur rimanendo a destra vuole diventare un partito di destra europeo, con un senso istituzionale, e non senza senso e punto, con una politica chiara che non guarda solo ai sondaggi e soprattutto senza dirigenti che rimangano invischiati in scandali o un segretario che scorrazza da un luogo all’altro in un’onnipresenza un po’ isterica che non serve più nemmeno a lui, abbiano qualcosa da dire. Forse più di qualcosa. Potrebbero, diciamo potrebbero, farsi sentire.
E non stare ad ascoltare i toni pacificatori ad uso mediatico è più che un consiglio che diamo ai colleghi: più le posizioni differenti saranno descritte come pacifiche e moderate, più voleranno coltelli, minacce, grida e urla. Toccherà vedere chi tiene per le palle chi. Non ci sarà da scherzare.
(4 novembre 2021)
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