di Chistian Correnti
Si fa un gran parlare del riconquistato ruolo italiano nei trattati di pace russo ucraini. Già si vedono sontuosi commessi vaticani intorno al tavolo di pace promosso dal nuovo pontefice, orde di guardie svizzere accogliere delegati di mezzo mondo e giù, vicino all’uscio d’ingresso, quasi nei pressi della Cappella Sistina, lei, la nostra signora: Giorgia Meloni, il cui ruolo, mi si consenta, non è poi dei peggiori, considerando l’acidità, quasi l’acredine, macroniana.
I fatti raccontano una pace ancora lontana e di protagonisti non se ne vedono, né tra i francesi, né tra gli italiani, ma una cosa è certa, per quanto alcuni abbiano detto di non essere interessati alle foto di gruppo, una pace vaticana sarebbe un bell’epilogo dopo tanti morti.
Purtroppo dobbiamo raccontare una storia, e si spera di poter raccontare una pace, dove chi guida gli eserciti e muove le diplomazie non ha nulla di davvero grande, se non l’incoscienza verso i popoli che dovrebbe tutelare.
Qui, l’unico che pare guardar lontano è Putin, che, purtroppo, appare anche il più intelligente e il meno dotato di scrupoli.
Si parla di pace e già si cercano i tappeti rossi da stendere sulle piste di Ciampino per accogliere le migliaia di persone che dovranno manducare sulle spoglie d’Ucraina, nulla sapendo che persino quest’atto fa parte d’una ben più ampia manovra di guerra: quella che il Cremlino sembra apparecchiare più a nord, al confine con la Finlandia (qui le foto pubblicate da Repubblica).
“Ci vorrà tempo, ma dopo l’Ucraina dovremmo parlare dell’Europa orientale”, diceva così qualche tempo fa Andrey Mordivichev, quarantanovenne invasore d’Ucraina, generalissimo di Putin che non ha mai perso una sola battaglia, che si è reinventato il modo di muover guerra a Kiev e che adesso ha ricevuto dallo Zar il compito di rifondare l’esercito in vista dei prossimi obiettivi.
E veniamo ai fatti nuovi. Dopo l’adesione di Helsinki alla Nato il confine russo è in fermento, così si ammassano attrezzature e militari. Si restaurano e rispolverano vecchie basi URSS e ci si prepara alla guerra. Una guerra che ristabilisca gli equilibri e ponga fine all’avanzata della Nato dentro quelli che un tempo erano gli stati cuscinetto, come la Finlandia, appunto. Come osserva sul New York Times Michael Kofman, analista del Carnegie Endowement, “i militari russi hanno intrapreso una significativa espansione delle forze. Dopo la guerra, l’esercito sarà più grande di quello del 2022. Alla luce della ristrutturazione dei loro distretti, sembra che stiano dando la priorità al confronto con la Nato”. Dove per confronto, va da sé, si intende scontro.
Così, alla luce di tutto questo, credo possa interessarci un po’ meno chi, fra Macron e Meloni sia di fatto la prima donna. Certamente se la pace si farà a Roma, il posto d’onore sarà di Papa Prevost alla destra del quale siederà Trump e alla sinistra Putin. Una strana, nuova, inquietante, trinità!
(20 maggio 2025)
©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)