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Del mito della caverna di Platone e del guardare dritto davanti a sé per non vedere

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di Samuele Vegna

Il mito della caverna di Platone vede come protagonisti  dei prigionieri che sono stati incatenati, fin dalla nascita, nelle profondità di una caverna. Non solo le membra, ma anche testa e collo sono bloccati, in maniera che gli occhi dei malcapitati possano solo fissare il muro dinanzi a loro.

Platone immagina, inoltre, che alle spalle dei prigionieri sia stato acceso un enorme fuoco e che, tra il fuoco e i prigionieri, corra una strada rialzata. Lungo questa strada è stato eretto un muretto lungo il quale alcuni uomini portano modellini e manichini con le forme di vari oggetti, piante, animali, e persone. Le forme proietterebbero la propria ombra sul muro e ciò attirerebbe l’attenzione dei prigionieri. Se qualcuno degli uomini che trasportano queste forme parlasse, si formerebbe nella caverna un’eco che spingerebbe i prigionieri a pensare che questa voce provenga dalle ombre che vedono passare sul muro.

Mentre un personaggio esterno avrebbe un’idea completa della situazione, i prigionieri, non conoscendo cosa accada realmente alle proprie spalle e non avendo esperienza del mondo esterno (incatenati fin dall’infanzia), sarebbero portati a interpretare le ombre “parlanti” come oggetti, piante, animali e persone reali.

Si supponga che un prigioniero venga liberato dalle catene e sia costretto a rimanere in piedi, con la faccia rivolta verso l’uscita della caverna: in primo luogo i suoi occhi sarebbero abbagliati dalla luce del fuoco ed egli proverebbe dolore. Inoltre le forme portate dagli uomini lungo il muretto gli sembrerebbero meno reali delle ombre cui è abituato; persino se gli fossero mostrati quegli oggetti e gli fosse indicata la fonte di luce, il prigioniero rimarrebbe comunque dubbioso e, soffrendo nel fissare il fuoco, preferirebbe volgersi verso le ombre.

Allo stesso modo se il malcapitato fosse costretto a uscire dalla caverna e venisse esposto alla diretta luce del sole, rimarrebbe accecato e non riuscirebbe a vedere alcunché. Il prigioniero si troverebbe sicuramente a disagio e si irriterebbe per essere stato trascinato a viva forza in quel luogo.

Volendo abituarsi alla nuova situazione il prigioniero riuscirebbe inizialmente a distinguere soltanto le ombre delle persone e le loro immagini riflesse nell’acqua; solo con il passare del tempo potrebbe sostenere la luce e guardare gli oggetti stessi. Successivamente egli potrebbe, di notte, volgere lo sguardo al cielo, ammirando i corpi celesti con maggior facilità che di giorno. Infine il prigioniero liberato sarebbe capace di vedere il sole stesso, invece che il suo riflesso nell’acqua, e capirebbe che è esso a produrre le stagioni e gli anni e a governare tutte le cose del mondo visibile e a essere causa, in certo modo, di tutto quello che egli e i suoi compagni vedevano.

Resosi conto della situazione egli vorrebbe senza dubbio tornare nella caverna e liberare i suoi compagni, essendo felice del cambiamento e provando per loro un senso di pietà: il problema, però, sarebbe proprio quello di convincere gli altri prigionieri a essere liberati. Infatti, dovendo riabituare gli occhi all’ombra, dovrebbe passare del tempo prima che il prigioniero liberato possa vedere distintamente anche nel fondo della caverna; durante questo periodo, molto probabilmente egli sarebbe oggetto di riso da parte dei prigionieri, in quanto sarebbe tornato dall’ascesa con “gli occhi rovinati”. Inoltre questa sua temporanea inabilità influirebbe negativamente sulla sua opera di convincimento e, anzi, potrebbe spingere gli altri prigionieri a ucciderlo se tentasse di liberarli e portarli verso la luce, in quanto, a loro dire, non varrebbe la pena di subire il dolore dell’accecamento e la fatica della salita per andare ad ammirare le cose da lui descritte.

In realtà non viene data molta importanza però, a chi è già al di fuori di quella caverna e sa che cos’è il mondo esterno e può aiutare quei prigionieri a uscire e a vedere la realtà dei fatti, la bellezza, i dolori e le bugie di una società che attrae falsamente in modo populista e trasversale i malcapitati.

Oggi proverò a essere io il messaggero che qualcosa sa e che qualcosa vede e che lo vuole raccontare anche per togliersi un sassolino dalle scarpe e non soltanto per svelare il re nudo.

La notizia che è apparsa ma che fin da subito puzzava di non-vero, è che il Giubileo 2025 ospiterà alcuni eventi per credenti lgbtq+, che in ogni caso assumono la forma di un rainbow washing che nemmeno un memoriale partigiano promosso da Casapound. Ma la notizia è falsa, perché si tratta solo di un paio di eventi dedicati a una specifica associazione. Non c’è  una vera collaborazione tra associazioni arcobaleno e chiesa cattolica, non esiste alcuna totale inclusione di tutta la comunità lgbtq+, e questo viene anche ben raccontato in questo articolo di gay.it.

In ogni caso, la fake è rimbalzata e si è visto un limitatissimo accoglimento, quasi un contentino, che è stato infatti molto stigmatizzato sui social da molti utenti quasi come se fosse una presa in giro, dopo le parole offensive del Papa quelle che poi non era vero niente (ricorderete?), per non parlare degli impedimenti che la Chiesa continua a porre in essere contro la comunità LGBTQ+, oltre alla vicinanza ideologica reazionaria tra una parte della Chiesa e alcuni esponenti politici italiani che da decenni impedisce la realizzazione della parità dei diritti per le coppie omosessuali e per le le persone che compongono questa comunità. Il pellegrinaggio durante il giubileo non credo che possa essere qualcosa di veramente inclusivo se alla base non c’è una vera e reale inclusione all’interno della Chiesa delle persone lgbtq+, e affinché ci sia dovrebbero sparire gli stessi concetti che sono noti, sempre presenti in alcune fronde.

Non ha molto senso quindi credere alle bugie di una istituzione, la Chiesa, che deve fare molti più sforzi e passi in avanti per essere inclusiva (come forse avrebbe voluto Gesù, m non sono un esperto) e come vorrebbero molti fedeli, anche eterosessuali, che hanno figli o figlie gay, lesbiche, transgender, queer.

Laddove non si fa male a nessuno, non c’è peccato, ma se è ritenuto un male da una chiesa che non ascolta e non fa nulla per davvero per porvi rimedio, questo crea dolori, sofferenze, discriminazione e odio.

La soluzione è la semplice libera espressione in senso lato, e sarebbe anche ora, dopo duemila anni, che si dessero una svegliata.

 

 

(10 dicembre 2024)

©gaiaitalia.com 2024 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 





 

 

 

 

 

 

 

 

 



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