Albania bye bye. O arrivederci che dir si voglia. Si chiude, forse per il momento o forse per sempre, l’opera geniale della presidente del Consiglio e della sua idea meraviglisoa nella terra del nuovo Regno d’Italia e d’Albania: valigie pronte a Shengjin e Gjader, la futuribile colonia di detenzione di innocenti che hanno fame nella quale rimangono soltanto alcuni operatori albanesi – per questioni di occupazione, si immagina, così potranno raccontare di avere creato posti di lavoro anche all’estero.
Rientrano anche gli operatori sociali di Medihospes una cooperativa che stava lì a lavorare con alcuni dei suoi operatori, scrive Repubblica, senza che sia stato ancora siglato l’appalto. Non siete senza parole di fronte a un simile capolavoro?
Così tra addetti alle pulizie e personale amministrativo, uno sparuto manipolo di eroi [cit.] rimane per gestire i centri per il trattenimento e il rimpatrio dei migranti in un luogo costruito per ospitare migranti dove non ci sono migranti. C’è persino un direttore (perché ci vuole sempre un Direttore) in quel luogo dove dovevano esserci migliaia di migranti (spesi centinaia di milioni di soldi dei cittadini italiani) e dove i migranti non si sono mai visti se non per una quindicina di loro fatti sfilare vestiti tutti uguali (tipo Guantanamo, ma il nero-verde è certamente più sobrio dell’arancione) tra cordoni di polizia quasi fossero terroristi assatanati con il coltello tra i denti e una minibomba tra le palle pronta a esplodere, in immagini prontamente viste da tutto il mondo quando l’obbiettivo era probabilmente quello di riservarle al novello Istituto Luce pro-maggioranza Meloni.
Naufraga un altro esperimento, la Libra non si libra più (a causa del maltempo, ci informano) e siamo tutti sconcertati. Sollevati, anche. Perché da un lato chiude (non si sa per quanto) uno dei più orribili esempi di deportazione messi in atto da questo paese nel periodo post-Mussolini, dall’altro la propaganda Piantadosi-Meloni-Salvini non risolve un problema per sistemare il quale basterebbe una cosa semplicissima: modificare in fretta la Bossi-Fini. Le proposte ci sono, i voti ci sarebbero, ma se ne guardano bene. Poi non saprebbero chi odiare. Né chi farvi odiare.
Le indiscrezioni citate da Repubblica che trapelano dal Viminale lasciano interdetti: i centri restano operativi e vigilati seppur con personale ridotto e variabile in base alle esigenze. Non spiegano a quali esigenze si riferiscano considerando che la questione è ormai in mano alla Corte di giustizia europea e che nessun giudice ha più firmato una convalida dei trattenimenti in Albania. E gli agenti? L’europarlamentare di Volt Europa, Francesca Romana D’Antuono, che ha visitato il centro di Gjader racconta a Repubblica: “Agenti? Ce n’erano dodici. E nei prossimi giorni verranno ridotti ancora. Del personale totale il 75 per cento se n’è già andato” e aggiunge che “i lavori vanno avanti, ci sono escavatrici, cantieri. Una grande desolazione e un enorme esborso di denaro per una pagliacciata della quale non si capisce il senso”. Persino la Trattoria Meloni è semideserta. Una tragedia.
Possono sempre consolarsi: qualche rimpatrio l’hanno ottenuto. Quello degli italiani che dovevano lavorare per i rimpatri degli altri. Un capolavoro dopo l’altro. E continuano a raccontarcela.
(23 novembre 2024)
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