di Lorenza Morello
Il Kuwait ha costretto oltre un milione di cittadini a consegnare i propri dati biometrici in una delle spinte più estreme per l’ID digitale. Il Kuwait ha introdotto un ID elettronico nazionale (eID) che, a loro dire, aiuterà con la verifica dell’identità, le firme digitali, l’accesso all’E-government e lo scambio sicuro di dati. La scadenza per presentare la domanda per questo programma obbligatorio era il 30 settembre e le conseguenze per la mancata conformità sono state rapide. Il 1° ottobre, il Ministero degli Interni ha annunciato che a coloro che non avessero inviato i propri dati sarebbe stato vietato l’accesso a tutti i servizi elettronici quali prelievi, trasferimenti e trasferimenti di conto. Non si può nemmeno prelevare denaro. Circa 35 mila persone sono state bloccate dai loro conti bancari e non sono nemmeno in grado di visualizzare il saldo. Poche settimane dopo, a coloro che non hanno rispettato le regole sono state disattivate le loro carte bancarie elettroniche. Visa, MasterCard e K-Net hanno tutte rispettato le regole del governo. La giornalista australiana Maria Zaric l’ha definito una “prigione digitale”. A partire dal 1° novembre, la Kuwait Banking Association ha dichiarato che implementerà un “blocco completo” su tutti i conti, il che significa che non sarà possibile nemmeno prelevare fondi se ci si reca in banca di persona. Gli espatriati hanno tempo fino al 31 dicembre per presentare la propria registrazione biometrica. Il governo ha segnalato un aumento di 6.000 nuovi iscritti al giorno rispetto ai 600 da quando ha iniziato a impedire ai cittadini di accedere ai propri conti bancari.
Il governo ha definito questo un “approccio graduale”, ritenendo di aver offerto clemenza al pubblico. Le persone saranno sempre meno propense a parlare contro il governo, protestare o rifiutare le vaccinazioni se sanno che il loro governo può immediatamente esiliarle dalla società. Questo è più di una semplice identificazione in quanto fornisce al governo un accesso immediato a tutte le tue informazioni e traccerà ogni tuo movimento. Questo è solo l’inizio di un’enorme ondata di tirannia.
Il nostro computer ci ha avvisato che stiamo entrando in una modalità più autoritaria che raggiungerà il culmine nel 2032. E allora, che fare? Non c’è via di scampo? Certo che c’è, ma serve unione: bisogna attuare una resistenza come quella che è stata fatta in Nigeria quando (per eliminare il contante e quindi aumentare il controllo dei singoli) il governo cercò di introdurre la propria moneta digitale, chiamata ENARIA.
Cosa hanno fatto i nigeriani? Si sono ribellati, invertendo la narrazione di Davos: Godwin Emefiele ex governatore della banca è stato arrestato per “violazione criminale della fiducia, sabotaggio economico, finanziamento di attività terroristiche e cattiva gestione delle riserve valutarie” e altri 17 pesantissimi capi d’accusa, mentre per le strade scontri e morti si sono verificati durante le violente proteste, con la popolazione ridotta alla fame ma impegnata in baratti e scambi commerciali per spezzare il monopolio elettronico di eNaira, adesso non più moneta esclusiva. Il dato è ancora più clamoroso se si pensa che la Nigeria è uno dei paesi più avanzati al mondo nel riconoscimento biometrico/identità digitale e che – secondo uno studio di Blocktables – ha pure il più alto tasso di adozione di criptovalute, pari al 24,2% (più alto del 17,7% dell’Australia, del 15,6% di Singapore e del 10,4% degli Stati Uniti). Evidentemente, conosciuta una schiavitù, non hanno accondisceso alla seconda.
Da noi nessuna delle due cose (Euro digitale e identità digitale obbligatoria) è ancora stata compiuta, siamo ancora in tempo per salvaguardare la nostra libertà. Ma dipende tutto da noi.
(21 novembre 2024)
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