L’Anm si fa sentire rendendo noto a Meloni di essere riuscita in un’operazione che non si vedeva da decenni: quella di ricompattare la magistratura. Il documento emesso dall’Associazione Nazionale Magistrati e trasmesso al Csm, è un documento durissimo che definisce “intollerabili” gli attacchi a “un magistrato che ha adottato un provvedimento” sostenendo che lo abbia fatto “per perseguire finalità diverse da quelle proprie dell’esercizio della giurisdizione”.
Il direttivo dell’Anm approva poi un documento all’unanimità dove si scrive come “Nell’ultimo periodo abbiamo assistito da parte di una certa politica ad attacchi sempre più frequenti a provvedimenti resi da magistrati italiani nell’esercizio delle loro funzioni giurisdizionali, criticati non per il loro contenuto tecnico-giuridico, ma perché sgraditi all’indirizzo politico della maggioranza governativa” adducendo “aprioristicamente la matrice politica delle decisioni, sostenendo che i magistrati che le hanno adottate sarebbero intenti più a fare politica che a svolgere in modo imparziale il loro ruolo imparziale” in un “attacco alla giurisdizione strumentale a screditare la magistratura per preparare il terreno a riforme che tendono ad assoggettare alla politica il controllo di legalità affidato dalla costituzione alla magistratura”, come scrive Repubblica in un lungo articolo di commento.
Il documento licenziato dall’Anm esprime “grave preoccupazione” per l’impatto di due misure che riportiamo ancora da Repubblica: la reintroduzione del reclamo in Corte di appello contro i provvedimenti dei tribunali sui richiedenti asilo e l’emendamento al decreto flussi che attribuisce la competenza sulla convalida dei trattenimenti alle Corti di appello. Il ritorno al doppio grado di merito sui richiedenti asilo “metterà in ginocchio le Corti territoriali. La definizione rapida dei processi d’appello sarà resa più difficoltosa in quanto dalle prime stime si prevede che le Corti saranno gravate da sopravvenienze di 30.000 procedimenti all’anno, da definire peraltro in tempi ristrettissimi”.
L’Anm denuncia, infine, anche “il linciaggio mediatico” utilizzato oltre allo “Scrutare la vita delle persone riportando le loro vicende intime, del tutto prive di rilevanza pubblica, è condotta non in linea con l’etica giornalistica”.
(17 novembre 2024)
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