di Giovanna Di Rosa, #Politica
Non c’interessa che Meloni sia colpevole di avere elargito 35mila euro senza guardare troppo a chi li dava, nel caso non c’abbia guardato troppo.. La sua colpevolezza o innocenza non cambiano di un grado la direzione della nostra vita, ma cambierebbero di 360° la sua. Le sue esagerate dichiarazioni, rivolte ad un elettorato che guarda solo al potere dei suoi leader e all’idea d’onnipotenza che deriva loro dall’elezione di una Meloni piuttosto che di un Maietta. Loro, come i loro leader, vogliono solo vincere. Ed esercitare la loro ignorante forza bruta sugli sconfitti.
E’ il suo paragonarsi ad Aung San Suu Kyi che indigna. Indigna per l’opportunismo. Indigna perché è una menzogna. Indigna perché la racconta una donna sulla pelle di un’altra donna. Indigna perché Meloni non è perseguitata: è una libera cittadina con cariche parlamentari che può difendersi dalle accuse con i mezzi che uno stato di diritto le mette a disposizione, che può scrivere sui social che può replicare ai suoi accusatori, che può accusarli a sua volta, che può dire, in ultima analisi, ciò che vuole. Con l’immunità parlamentare che le offre anche qualche garanzia in più.
Aung San Suu Kyi che Meloni cita disprezzandone il martirio in vita per i Birmani, martirio che lei non conosce nemmeno da lontano, è invece in prigione per avere vinto elezioni che i fascio-militaristi del paese hanno deciso non essere valide, rinchiudendo la presidente della Birmania legittimamente eletta in prigione, togliendole la libertà, dopo decenni di lotta che Aung San Suu Kyi ha condotto per la libertà del suo popolo, dopo un premio Nobel per la Pace – che Meloni nemmeno si sogna – e dopo avere lottato contro tutte le avversità che solo chi lotta sinceramente per la libertà può immaginare. Dopo essere stata eletta presidente e avere governato e avere rivinto elezioni legittime.
Meloni lotta per difendersi e fa bene, l’accusa che le viene rivolta è infamante, ma non si paragoni a chi non è nemmeno lontanamente paragonabile a lei. Lo faccia per buon gusto, se non per vergogna della vergogna.
(6 marzo 2021)
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