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Di nuovo il “Tutti contro Renzi”, sembra di essere tornati al pre-referendum

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di Daniele Santi #MatteoRenzi twitter@gaiaitaliacom #Politica

 

Livorosissimo il commento di Massimo Giannini alle 11 di ieri mattina su Radio Capital, commento incapace di contenere l’antipatia personale del direttore dell’emittente di Repubblica che parlava dell’ego di Matteo Renzi come uno che dall’egocentrismo è immune – ascoltatene il tono professorale quando commenta le notizie per rendervene conto.

Numerosi gli altri commenti, intrisi di astio allo stato puro, e proprio per questo non giustificabili politicamente, che – avvelenando il clima – accusano Renzi di avvelenare il clima con la sua uscita dal PD, cosa che si guardarono bene dal dire quando ad andarsene dal PD furono D’Alema, Speranza e Bersani fondatori inaciditi della sinistrina del 2% o poco più. L’atmosfera, insomma, è tornata ad essere quella del Tutti contro Renzi che ha caratterizzato, ricorderete, il pre-referendum perso da Renzi con la complicità di stampa compiacente, M5S e Lega che, grazie a quella sconfitta, aprirono la porta al governo più neofascista della storia d’Italia che proprio Matteo Renzi ha messo magistralmente e speriamo non momentaneamente all’angolo.

Ma è, tra tutti i quotidiani che si schierano contro Renzi, Repubblica a dare il meglio di sé con un editoriale a firma di Ezio Mauro, intitolato “L’Ossessione del Comando” – che per un quotidiano il cui proprietario ha la tessera numero 1 del PD e che è stato fondato da uno che prima si fa eleggere nel PSI e poi diventa il più acerrimo nemico di Craxi è un titolo che si commenta da solo. L’occhiello del quotidiano è interessante “Nasce un partito democristiano nella centralità geografica, radicale nel metodo e nel carattere, futurista nella retorica”, come se a Repubblica sapessero già tutto di ciò che sta succedendo in casa Renzi. Quando si aprirà la Leopolda nel prossimo ottobre la stampa italiana prona al potere di turno sarà sbugiardata ancora una volta. E s’incazzerà sempre di più.

Il punto è che, Renzi a parte, quel democristianaccio, la maggior parte dei quotidiani di casa nostra vive e lavora come un partito politico: vuole avere il dominio ideologico sui lettori, tratta la politica come se si decidesse in redazione – e non è detto che in parte non sia così – con l’arroganza di decidere cosa dovrebbe dire un politico e di pubblicare interviste che poi traduce ad uso e consumo della direzione. Ma cosa pensano di essere? E’ una domanda che giriamo ad un sistema, non a colleghi che non conosciamo, perché tradurre la politica a seconda di ciò che pensiamo che gli altri dovrebbero dire, filtrando il loro punto di vista con la nostra penna – e non parliamo di dietrologie – ci sembra un esercizio egopatico ed inutile, a proposito dell’ego di Renzi, e soprattutto di rara inutilità. Intellettuale, giornalistica e politica.

Così mentre l’orologio ritorna al pre-referendum non resta che stare a guardare cosa succederà mentre tra i commenti livorosi di giornalisti, avversari politici e, soprattutto, degli ex compagni del PD, Matteo Renzi tiene per le palle – e in un colpo solo – il PD, il Governo e la sua nuova formazioni politica.

 

(18 settembre 2019)

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