di Daniele Santi
Stavolta c’eravamo anche noi, non che mancassimo alla lista, ma c’eravamo per vedere e testimoniare come il protagonismo di certi, sempre meno per fortuna, attivisti LGTB che scambiano il mondo per il loro palcoscenico privato sia la vera causa del fallimento di molte delle istanze che il movimento ha cercato inutilmente di far quadrare negli ultimi anni.
Nomi e cognomi? Li farà il tempo, che come dimostrano i cimiteri, ha molta più saggezza degli uomini, quel che è certo è che finché sarà più importante una foto con qualche deputato che una vera e profonda collaborazione risultati se ne porteranno a casa pochi dato che, come insegnano gli orientali, l’unità non è solo un concetto astratto (né tantomeno è solo un quotidiano orrendo).
Detto questo, un po’ di cronaca: un centinaio di persone comuni e alcuni Dei scesi dall’Olimpo per dire alla plebe ci siamo anche noi, si sono radunate davanti all’Ambasciata Russa per manifestare contro le leggi antigay di Putin. Fatte le foto di turno gli Dei dell’Olimpo si sono allontanati lasciando finalmente spazio alle persone comuni che hanno manifestato la loro contrarietà e fatto ciò che erano venuti a fare.
Manifestare per un mondo senza ingiustizie.
Solo un messaggio agli Dei dell’Olimpo: sono sempre state le persone comuni a cambiare il mondo. P.V.C.
P.S. Ci scusiamo con i nostri lettori ai quali, a causa di un’informazione sbagliata arrivata alla nostra redazione, abbiamo comunicato via Twitter – e più volte! – che il sit-in si sarebbe tenuto in via Nomentana e non invece davanti all’Ambasciata Russa di via Gaeta.
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