di Vittorio Lussana
Due parole ancora sul cosiddetto flop referendario. Anche nelle analisi di questi giorni, si continua ad accettare il terreno narrativo delle destre, come se queste avessero vinto la consultazione referendaria e la percentuale degli astenuti fosse equivalente a quella di coloro che hanno votato “No” ai 5 quesiti referendari. Ebbene, le cose non stanno affatto così: quando una squadra di calcio non si presenta in campo per giocare una partita, perde 3-0 a tavolino.
Esiste, infatti, una distinzione ben precisa tra l’astensione in quanto mera clausola di legittimità e l’esercizio attivo del diritto di voto: giuridicamente, le due cose non sono sullo stesso piano. Pertanto, qualcuno a sinistra avrebbe dovuto impegnarsi maggiormente nella campagna referendaria, anziché continuare a fare il furbo, poiché l’astensione non può essere uno strumento per bloccare la volontà popolare. Anche quando la volontà popolare sembra essere ben contenta di farsi strumentalizzare.
In secondo luogo, sono stato attaccato personalmente sul social X con l’accusa di non aver compreso i quesiti referendari con toni saccenti e arroganti, dopo averne scritto a più riprese e su più testate. In particolare, veniva negata l’esistenza del quarto quesito: quello relativo alla responsabilità penale delle ditte appaltanti in caso di incidenti sul lavoro. Nella sostanza, il mio interlocutore era profondamente disinformato, palesando un atteggiamento di sufficienza che lo aveva condotto a non prendere nemmeno in considerazione l’idea di doversi recare al seggio elettorale, sottostimando la consultazione per puro atteggiamento ideologico.
Ovviamente, ho dovuto riportare quanto avevo già scritto in merito al quarto quesito, come se fossi io quello sotto esame. Dunque, non sto parlando di una diatriba dalla quale sono uscito sconfitto, bensì di una vittoria di Pirro nei confronti di un vuoto atteggiamento negazionista che continua a ribaltare la frittata. Come se un ladro accusato di furto interrogasse il commissario di Polizia, tanto per fare un esempio di scuola: questo è il vero mondo all’incontrario.
Giunti a questo punto, riteniamo opportuno avvertire quel branco di analfabeti funzionali che compone un bel pezzo di popolo italiano: si sta palesando, ogni giorno di più, il vostro immobilismo, una sostanziale indifferenza verso le leggi e una vera e propria forma d’insensibilità sociale. Tutti vuoti atteggiamenti assai poco democratici. Il mondo sta andando in un’altra direzione e voi non potete farci nulla. La stessa vicenda del suicidio assistito di Daniele Pieroni lo dimostra: la Corte costituzionale ha chiesto da tempo di legiferare in materia di fine-vita, ma le nostre forze politiche in parlamento, compreso Matteo Renzi, che continua a fare il più figo del bigoncio, non ne vogliono sapere.
Nel centrodestra italiano la posizione più liberale, tanto per usare un eufemismo, è quella di Antonio Tajani, favorevole all’uso di farmaci palliativi pur di riuscire ad aggirare la questione. La qual cosa corrisponde alla negazione stessa della responsabilità individuale, poiché già da tempo esistono case di riposo e residenze per anziani che utilizzano tali cure sui malati terminali. Siamo di fronte al rifiuto sostanziale nell’affrontare la materia per puro confessionalismo religioso, violando ogni principio di laicità dello Stato: la nostra classe politica dovrebbe prendere atto della realtà e legiferare in tal senso, dato che sono pagati apposta per questo.
Fare il proprio dovere, invece di spingere il popolo italiano a fuggire dai propri doveri civili e morali, eviterebbe il rischio di esporsi a certa viscida ipocrisia che non fa bene né a un paese né a chi lo dovrebbe degnamente rappresentare.
(12 giugno 2025)
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