Dopo avere passato una settimana preso dalla genuflessione (si dice “pronitudine”? Da qualche parte su Google c’è, potete scommetterci) a Trump ecco il Salvini cravatta rossa che dopo avere tentato di scavalcare Meloni a destra, perdendo decimali, tenta un nuovo sorpasso al centro e propone – senza soluzione di continuità – la nuovissima boutade della rottamazione delle cartelle esattoriali, come dire dalle stelle (Trump) alle stalle (il buco nero dei conti pubblici). Lo ha già detto almeno venti volte.
Il Salvini che accusa l’UE di “toni bellici“, come se lui fosse il principe della gentilezza, ha nuovamente lanciato l’idea della rottamazione delle cartelle esattoriali, che non si sa che cosa voglia dire esattamente, dopo che dalla Lega sono partite voci ferocemente critiche nei confronti del suo acceso e inopportuno trumpismo a qualsiasi costo (persino Molinari ha criticato la faccenda). Del resto, con la destra occupata da Meloni che svetta dall’alto del suo 30%; con il centro occupato da Forza Italia che continua a rosicchiargli decimali, a Salvini non rimane che lo sport preferito dal criceto. Soprattutto quando, come il criceto, non hai scelta.
Meloni, da parte, continua nell’esercizio dell’equilibrismo del quale è maestra: non dice nulla di scomodo – se non contro Macron e sull’eccessivo (secondo lei) attivismo franco-britannico sul fronte della lotta al duopolio Putin-Trump, dimenticando che contro le potenze nucleari le uniche ad avere autorità sono altre potenze nucleari, è scomodissimo anche scriverlo, ma è così – pronuncia un vaghissimo: “No alle divisioni” e va avanti convinta di essere l’unica salvatrice possibile dato che ha, o almeno dice di avere, un ottimo rapporto con Trump. Avanti così, tanto fumo e niente arrosto.
(3 marzo 2025)
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