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No, signorə delle destre, l’Ecri “non prende due dati a caso” per poi “metterli insieme come capita” […..]

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di Samuele Vegna

Ci tenevo a riportare alcuni passaggi fondamentali del rapporto della commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) istituita dal Consiglio d’Europa, costituito da 46 Paesi, che è un organo indipendente di monitoraggio in materia di diritti umani chiarendo, innanzitutto, che l’Ecri è organizzazione internazionale non Ue con sede a Strasburgo.

Prima di darvi modo di leggere questi passaggi secondo me fondamentali per comprendere la situazione italiana, il fascismo trasversale e la morale di stato, vi scriverò che cosa penso, relativamente a quest’analisi dell’ECRI che è parziale, che fa notare nei punti salienti qui riportati una situazione di chiaro disagio e di discriminazione, se non, di rischio apartheid futuro, perché le cose vanno chiamate con il loro nome come diceva Michela Murgia, e il razzismo di Stato, messo in atto dalle forze dell’ordine spinto dalla peggior classe politica mai vista da destra a sinistra, come si può leggere con facilità, ma anche come si sa, si chiama apartheid.

La morale di Stato è determinata da un ragionamento politico di discorsi di odio e non da discorsi di diritti, e i discorsi di odio portano un Paese a cambiare in peggio e a diventare parte del Sud del mondo. Il nostro Paese ha sempre meno diritti e sempre più compressione delle libertà fondamentali per lo sviluppo della cultura e dell’inclusività sociale : mancano il salario minimo, manca la sanità pubblica, e sono assenti le tutele da parte delle forze dell’ordine, che è ovvio che sono razziste, sull’onda dei discorsi e dei provvedimenti degli ultimi governi, soprattutto a partire dal governo Conte I, con quel ministro degli Interni di quei tempi che non ha certo lesinato le discriminazioni. E le discriminazioni non sono dei reati, al massimo delle aggravanti, e per questo quel ministro non è a processo e non rischia sei anni di carcere per odio razziale, che è palese quando lo fai contro chi ha la pelle e la nazionalità differenti dalla tua, ma per sequestro di persona.

Il razzismo di Stato sembra autorizzare tuttə a essere razzistə, e questo è male per il nostro Paese, e per la parità. E per la convivenza civile.

Questo rapporto fa notare quanto sia importante come cittadinə, cambiare rotta immediatamente, difenderci da solə dall’odio razziale contenuto in alcuni libri e in tanti discorsi fascisti, perché laddove c’è apartheid, laddove c’è odio di stato, c’è il fascismo. I trattamenti come se fossero delinquenti subiti dai migranti, come accade nei CPR, per esempio quello di Milano in via Corelli, sono un sintomo dell’odio razziale diffuso nelle forze dell’ordine e dei loro abusi di potere. E dobbiamo rendercene conto.

Io ritengo l’Italia un Paese fascista, e a me non piace, penso di non voler morire fascista, penso che sia ora di renderci conto come ci vedono da fuori, e ci vedono come razzisti e omofobi, in modo anche istituzionale. Se non ci piace questa visione che quasi cinquanta Paesi hanno di noi, ma direi, molta parte del mondo lo sa, allora cambiamo. Intanto però, leggiamo quello che siamo.

Qui in breve, i punti salienti secondo me:

L’ECRI è specializzata in questioni relative alla lotta contro il razzismo, la discriminazione (basata su “razza”, origine etnica, colore della pelle, cittadinanza, religione, lingua, orientamento sessuale e identità di genere), la xenofobia, l’antisemitismo e l’intolleranza. È composta da membri indipendenti e imparziali, designati per la loro autorità morale e la loro riconosciuta competenza in materia.

I rapporti dell’ECRI non sono frutto di indagini o prove testimoniali. Si tratta di analisi basate su informazioni raccolte da un’ampia varietà di fonti.

Lo status giuridico dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) ed il suo ruolo significativo nella definizione e nel coordinamento delle politiche governative sono incompatibili con il requisito di indipendenza normalmente richiesto per un organismo di parità. I programmi scolastici non fanno ancora riferimenti diretti alla promozione dell’uguaglianza LGBTI e all’insegnamento dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale.

Le persone LGBTI continuano ad affrontare pregiudizi e discriminazioni nella vita quotidiana. Inoltre, la procedura per il riconoscimento giuridico del genere continua ad essere complicata, lunga ed eccessivamente medicalizzata. Il discorso pubblico è diventato sempre più xenofobo ed i discorsi politici hanno assunto toni fortemente divisivi e antagonistici, in particolare nei confronti di rifugiati, richiedenti asilo e migranti, nonché di cittadini italiani con origine migratoria, Rom e LGBTI. Il discorso d’odio, anche da parte di politici di alto livello regna spesso incontrastato.

I bambini migranti sono più esposti al bullismo nelle scuole e abbandonano il percorso scolastico prima dei bambini italiani.

Ci sono, segnala il rapporto, numerose testimonianze di profilazioni razziali da parte delle forze dell’ordine, che prendono di mira soprattutto i Rom e le persone di origine africana.

L’ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali non è indipendente ma rimane un’entità all’interno del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. È guidato da un direttore nominato dal Presidente del Consiglio o da un Ministro delegato.

L’ECRI raccomanda ancora una volta l’istituzione di un organismo di parità indipendente dalla politica.

L’ECRI raccomanda alle autorità di garantire che i programmi scolastici obbligatori a tutti i livelli di istruzione includano le questioni relative all’uguaglianza LGBTI in modo sensibile, adeguato all’età e di facile comprensione e che le discussioni sull’uguaglianza LGBTI siano basate su dati concreti e pongano in particolare l’accento su uguaglianza, diversità e inclusione.

Al contempo, l’ECRI nota la scarsità di iniziative simili con riguardo all’insegnamento della storia e della cultura delle comunità Rom e della storia delle persone di origine africana, della storia del passato coloniale dell’Italia e delle conseguenze dell’impatto continuo delle politiche di discriminazione razziale nell’Italia contemporanea.

L’ECRI invita caldamente le autorità a colmare questo vuoto.

Il rapporto evidenzia l’assenza di diritti umani fondamentali dei migranti in situazione irregolare in settori quali l’istruzione, l’assistenza sanitaria, l’alloggio, la previdenza e l’assistenza sociale, la protezione del lavoro e l’accesso alla giustizia. L’accesso all’istruzione è garantito a tutti i bambini, indipendentemente dal loro status giuridico. La mancanza di documenti non impedisce l’iscrizione a scuola. In linea di principio, ciò non dovrebbe nemmeno precludere l’accesso ad altri servizi a sostegno dell’istruzione dei bambini, come i pasti gratuiti nelle scuole, il trasporto scolastico o i buoni per l’acquisto di libri. Tuttavia, è stato portato all’attenzione dell’ECRI che, nella prassi, alcuni enti locali subordinano l’accesso a questi servizi alla prova della residenza registrata, rendendoli inaccessibili ai migranti che non posseggono il permesso di soggiorno. L’ECRI invita le autorità a prendere le misure necessarie per garantire l’effettivo accesso a questi servizi ai bambini migranti in situazione irregolare presenti in tutto il Paese.

Tuttavia, le principali preoccupazioni, legate all’accesso ai diritti, sono destate dalle cattive condizioni di vita e dai rischi di sfruttamento del lavoro. Molti migranti in situazione irregolare vivono in condizioni di indigenza in insediamenti non conformi o sono senza fissa dimora. Sono ad alto rischio di sfruttamento, soprattutto nei settori del lavoro agricolo e domestico, mentre è improbabile che denuncino gli abusi per paura di essere espulsi.

La procedura per il riconoscimento giuridico del genere continua a svolgersi in tribunale ed è considerata, dai rappresentanti della comunità transgender incontrati durante la visita, inutilmente complicata, lunga ed eccessivamente medicalizzata. Tuttavia, non esiste un documento completo che contenga misure volte a prevenire e contrastare il discorso d’odio e la violenza motivata dall’odio verso persone LGBTQ+, migranti, rom e sinti, e ebrei.

L’ECRI raccomanda alle autorità di finalizzare ed adottare tempestivamente un Piano d’azione nazionale contro il razzismo.

L’ECRI nota con seria preoccupazione che negli ultimi anni il discorso pubblico italiano è diventato sempre più xenofobo e che i discorsi politici hanno assunto toni fortemente divisivi e antagonistici, in particolare nei confronti di rifugiati, richiedenti asilo e migranti, nonché di cittadini italiani con origine migratoria, Rom e persone LGBTI. Purtroppo, un certo numero di dichiarazioni e commenti considerati offensivi e carichi di odio provengono da politici e funzionari pubblici di alto profilo, soprattutto durante i periodi elettorali, sia online che offline.

Ciò avrebbe portato ad una forma di “banalizzazione” dei commenti d’odio nella vita pubblica e generato un senso di emarginazione ed esclusione in vari segmenti della popolazione.

Uno dei gruppi che negli ultimi anni è stato maggiormente bersaglio di discorsi politici negativi è quello dei Rom. Ad esempio, nel 2018 l’allora Ministro dell’Interno, nel dichiarare la volontà di procedere ad un’espulsione di massa dei Rom irregolari, ha fatto riferimento anche ai Rom in possesso della cittadinanza italiana e ha affermato: “ma i Rom italiani purtroppo dobbiamo tenerceli a casa”. Molti commenti d’odio hanno preso di mira soprattutto le donne Rom. Ad esempio, nell’aprile 2023, commentando le proposte per migliorare la situazione delle madri detenute, lo stesso politico ha affermato che un partito politico precedentemente al potere ha liberato “le borseggiatrici Rom che usano i bambini e la gravidanza per evitare il carcere e continuare a delinquere”. Altri candidati politici hanno usato i pregiudizi sui Rom nelle campagne elettorali. Nel 2022, un politico locale di Firenze ha pubblicato un video online con una donna Rom, con la didascalia che incoraggiava gli elettori a votare per il suo partito “per non vederla mai più”. Esempi recenti di dichiarazioni razziste e fobiche nei confronti delle persone LGBTI nella vita pubblica includono le osservazioni fatte in un libro pubblicato nel 2023 da un generale delle forze armate italiane. L’autore ha dichiarato che i gay “non sono normali” e ha indicato che l’accettazione delle persone LGBTI è il risultato di complotti da parte della “lobby gay internazionale” (NDV ha paragonato l’omosessualità al cannibalismo).

Ha anche attaccato gli italiani di colore, affermando che le persone non sono nate tutte uguali e che gli immigrati saranno sempre diversi. Ha fatto l’esempio di una campionessa di pallavolo italiana di colore, affermando che “è italiana di cittadinanza, ma è chiaro che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”. A seguito di queste affermazioni, l’autore è stato rimosso dalle sue posizioni di comando e di gestione nell’esercito.

L’ECRI rileva inoltre che un numero elevato di episodi di odio è stato segnalato nel settore dello sport, dove simboli, canti e commenti antisemiti e di razzismo anti- nero  sono stati usati dai tifosi contro atleti e sostenitori di altre squadre.

Durante la sua visita in Italia, la delegazione dell’ECRI è venuta a conoscenza di molte testimonianze sulla profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine in particolare verso la comunità Rom e le persone di origine africana. Queste testimonianze di frequenti fermi e controlli basati sull’origine etnica sono confermate anche dai rapporti delle organizzazioni della società civile e di altri organismi di monitoraggio internazionali specializzati.

Tuttavia, le autorità non raccolgono dati adeguatamente disaggregati sulle attività di fermo e di controllo della polizia, né sembrano essere consapevoli dell’entità del problema, e non considerano la profilazione razziale come una forma di potenziale razzismo istituzionale. La profilazione razziale ha effetti notevolmente negativi, in quanto genera un senso di umiliazione ed ingiustizia per i gruppi coinvolti provocando stigmatizzazione e alienazione. È inoltre dannosa per la sicurezza generale in quanto diminuisce la fiducia nella polizia e contribuisce a non denunciare reati.

L’ECRI raccomanda, in via prioritaria, che le autorità commissionino prontamente uno studio completo e indipendente con l’obiettivo di individuare e affrontare qualsiasi pratica di profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine che riguardi in particolare i Rom e le persone di origine africana.

Inoltre, l’ECRI osserva che la fiducia da parte dei gruppi di interesse è significativamente minata anche da una serie di accuse di cattiva condotta della polizia nei confronti di persone appartenenti a minoranze etniche. Ad esempio, in uno studio condotto nel 2022 tra persone con esperienza di migrazione, in cui è stato chiesto agli intervistati in quale tipo di ufficio pubblico avessero subìto la maggior parte delle discriminazioni, i commissariati di polizia sono stati la risposta più comune (con il 45,8% degli intervistati che hanno subito discriminazioni).

Diverse segnalazioni dei migranti cui non seguono denunce

I migranti hanno riferito, ad esempio, il rifiuto dell’accettazione delle loro richieste di asilo senza un motivo, di avere subito la distruzione dei loro documenti, di aver subito abusi verbali durante le procedure negli uffici immigrazione dei commissariati di polizia e, in alcuni casi, di aver subito violenze da parte degli agenti di polizia.

L’ECRI ha anche ricevuto segnalazioni di vari tipi di abusi da parte della polizia nei confronti dei Rom, compresi i bambini Rom, con insulti e violenze, anche durante le operazioni di polizia nei loro insediamenti.

In questo contesto, l’ECRI si rammarica del fatto che negli ultimi anni poco o niente sia stato fatto per garantire una maggiore responsabilità nei casi di abusi razzisti o LGBTI-fobici commessi da agenti della Polizia di Stato, Carabinieri e altri agenti delle forze dell’ordine. L’ECRI invita le autorità ad istituire un gruppo di lavoro che coinvolga l’UNAR, i funzionari pubblici dei servizi e delle istituzioni competenti, i pubblici ministeri ed i rappresentanti della società civile al fine di esaminare i modi e i mezzi per sviluppare meccanismi di responsabilità effettivi nei casi di abusi di polizia a sfondo razzista e LGBTI-fobici, anche attraverso l’istituzione di un organismo indipendente di supervisione della polizia.

Qui il link del rapporto completo.

 

 

(23 ottobre 2024)

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