di Daniele Santi
Il governo Meloni specialista in emergenze, emergenze che non ci sono, ha varato il suo stato d’emergenza per l’immigrazione perché un conto era gridare panoazzi in parlamento contro lo stato d’emergenza legato al covid-19, un altro è avere il nostro stato d’emergenza. Insomma mantengono l’unica promessa che in campagna elettorale che non avevano fatto: faremo quello che cazzo ci pare.
E via e via con le emergenze nazionali: i rave, e vai col decreto; i cinghiali, e vai col decreto, poi non era vero che si potevano cacciare in città; e poi i figli delle coppie omogenitoriali, e vai di discriminazione; e poi la lingua italiana contro i forestierismi, a conoscerli i forestierismi e magari anche i verbi della lingua italiana; quindi i migranti: perché se sono ucraini, in guerra, biondi e con gli occhi azzurri sono poveri profughi se invece scappano dalla guerriglia in Congo e da quella macelleria a cielo aperto che è il centro africa e di cui nessuno parla, e in più son negri e magari musulmani, sono migranti economici e che crepino in mare. Del resto lei mica è Mosè che apriva le acque.
Così dopo avere promesso che si sarebbero inseguiti gli scafisti per tutto il globo terracqueo, dopo avere scoperto che non ce n’era bisogno perché tutti sanno benissimo dove stanno e da dove partono, ma non possono arrestarli e il perché è facilmente immaginabile, eccoci al decretare lo stato d’emergenza sull’immigrazione e basta sanatorie ad uso elettorale (di Salvini, non di Giorgia Meloni).
Perché c’è una maggioranza di lotta al Senato e un’altra maggioranza al Governo. E lei così impegnata col piano Mattei… Un’eroina del popolino, diciamo.
(14 aprile 2023)
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