Le sabbie mobili del potere e i mal di pancia pentastellati: Meglio l’usato sicuro

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di Marco Biondi

Il fenomeno 5Stelle ha stupito un po’ tutti, sia in Italia che all’estero. Un consenso costruito sulla ribellione e sull’incitamento all’odio via social che è riuscito a conquistare un terzo del Parlamento è quasi da considerare un “unicum” in Europa.

E’ pur vero che dopo il disfacimento della prima Repubblica, ci fu un risultato analogo dopo  la “discesa in campo” di Silvio Berlusconi; ma quel fenomeno era legato chiaramente alla persona. All’epoca Berlusconi si presentò come uno stimato imprenditore che aveva “inventato” la televisione privata e creato migliaia di posti di lavoro. Questo aveva convinto milioni di italiani che avrebbe potuto fare bene anche alla guida del Paese. Stendo un velo pietoso su tutto ciò che è successo e quanto si è scoperto dopo, perché questo non è il tema.

Fatto sta che mai si era pensato che una formazione politica condotta da sconosciuti incompetenti, senza nessun formazione politica e culturale alle spalle, senza programmi politici definibili, potesse ottenere il successo che ha ottenuto. E quando, allora, molti mettevano in guardia sul pericolo di eleggere persone impreparate e inadeguate, questi venivano accusati di essere dalla parte della difesa della “casta”.

Sono passati quasi quattro lunghi anni che, per il nostro Paese, sono stati tutt’altro che semplici o facili. Lasciamo stare i danni e gli effetti della pandemia, ma serve ricordare come, avendo avuto i 5 stelle come partito di maggioranza relativa in posizioni di vertice, il Paese si sia trovato in tutto il periodo, in situazioni di difficoltà.

Appena arrivati al potere abbiamo subito l’alleanza con la destra sovranista, con Leggi e misure che nonostante abbiano danneggiato l’economia, sono state poi difese con battaglie identitarie anche in presenza di alleanze opposte. Dopo questi anni il consenso popolare si è fortunatamente e inevitabilmente dissolto, ma, oltre alle misure sbagliate che ci stiamo portando dietro, c’è la speranza che, chi li ha votati, qualche lezione l’abbia imparata. Intanto, al di là dalle roboanti dichiarazioni pre-elettorali, c’è l’evidente dimostrazione che non ci si può inventare amministratori pubblici se non si ha una preparazione adeguata. La casalinga che sosteneva che, visto che gestiva il bilancio famigliare sarebbe stata in grado di gestire anche quello del Paese, alla prova dei fatti (visto che sono stati tutti drammaticamente eletti) si è resa conto di quanta competenza e istruzione fosse (e sia) necessaria per occupare posizioni pubbliche.

Poi, fatto ancora più eclatante, se il fattore determinante che ha portato al voto ai 5 Stelle era la liberazione dalla corruzione degli amministratori pubblici, forse abbiamo imparato che eleggere illustri sconosciuti, espone a rischi ancora maggiori. Partendo dalle amministrazioni locali, abbiamo assistito alla paralisi totale di decisioni che ha contraddistinto la gestione del Comune di Roma, dove, per paura che potessero esserci fenomeni soggetti a critiche, sono stati bloccati appalti, progetti, grandi opere e, persino, eventi straordinari come le Olimpiadi 2024 o il nuovo stadio della Roma. In altri, numerosi casi poi, la magistratura ha evidenziato come la malavita organizzata sia riuscita ad ottenere quanto, forse, non era riuscita ad ottenere con precedenti amministrazioni.

Infine, a livello centrale, abbiamo qualche caso eclatante sotto gli occhi, come le recenti indagini su presunti favoritismi nei confronti del gruppo Moby, quelle che riguardano la Philip Morris, e, addirittura, quelle dei versamenti dal Venezuela. Ovviamente con la doverosa specifica che su questi fatti non sia stato ancora condannato nessuno e che la magistratura dovrà fare il suo lavoro prima che si possa affermare di essere in presenza di fatti delittuosi.

Quanto poi ai proclami pre-elettorali, si è dimostrato come sia stato facile cambiare idea e passare dal Partito di Bibbiano a una alleanza strategica, da un’alleanza di governo con la destra ad un Governo di centro sinistra. Insomma, la sensazione è che quando si arriva a certi livelli e a certe posizioni, sia facile perdere per strada tanti buoni propositi, tante ideologie, tante promesse. Per gli elettori, la raccomandazione è di fidarsi di chi ha dimostrato di saper fare, o di avere le carte in regola per realizzare un programma elettorale basato su progetti concreti. E in questa elezione del Capo dello Stato i dilettanti allo sbaraglio rischiano di rimanere nuovamente invischiati nelle sabbie mobili del potere che, si sa, logora sempre di più chi non ce l’ha.

 

(21 gennaio 2022)

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