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HomeGiustappunto!Notti di mezza estate a caccia di stelle cadenti

Notti di mezza estate a caccia di stelle cadenti

di Vittorio Lussana

Si avvicina la notte di San Lorenzo, quella del 10 agosto, in cui di solito cadono le stelle. E molti romani rimasti in città mi hanno chiesto se vi sia un luogo particolare in cui poterle cogliere al volo, al fine di esprimere qualche desiderio che possa raddrizzare la vita. A questo siamo arrivati: ormai, ci si affida a tutto. Mah…

Sia come sia, la richiesta mi ha preso in contropiede: di solito, mi è capitato di osservare le lacrime di San Lorenzo in posti molto distanti da Roma, che con tutte le sue luci non favorisce una perfetta visione. Forse, le spiagge notturne sulla costa sono i luoghi migliori: ho buoni ricordi, in tal senso. Come, per esempio, il villaggio dei pescatori di Fregene, che essendo un po’ distaccato dagli stabilimenti balneari, consente una visuale un po’ più limpida del cielo notturno. Però bisogna organizzarsi con teli e coperte, perché l’attesa non si riduce alla classica oretta in riva al mare e, dopo un po’, l’umidità si fa sentire. Anche presso il Castello di Santa Severa, in estate, vengono organizzate iniziative interessanti: informatevi al riguardo, perché le varie amministrazioni comunali del litorale qualcosa s’inventano sempre.

In città, invece, numerose sono state le serate in cui ho potuto approfittare della concessione estiva – durata 30 anni e scaduta solo nel 2004 – del Giardino degli Aranci, sul colle Aventino, dietro la basilica di Santa Sabina, famosa per aver dato vita addirittura a un’eresia: quella modernista. Non a caso fu scelta da Roberto Benigni come location per girarvi le prime scene de Il piccolo diavolo: quelle in cui il vulcanico comico toscano improvvisa una sorta di défilé religioso, dissacrando il ritualismo cattolico. Oggi, a dire il vero, il Parco degli Aranci è un po’ inflazionato: ormai lo conoscono tutti ed è diventato una metà quasi obbligatoria per le mandrie di turisti, perennemente alla ricerca di un luogo fresco nella capitale.

Da ragazzino, dolci notti di mezza estate le ho trascorse anche presso la Quercia del Tasso: un angolo del colle Gianicolo in cui Torquato Tasso, il grandissimo poeta e filosofo sorrentino, era solito appartarsi per poter scrivere in santa pace il suo capolavoro: “La Gerusalemme liberata”. Ma se proprio devo indicare un luogo sconvolgente per la sua volta stellata, consiglio le terrazze del Castello di Ceri. Si tratta di un antico borgo estrusco, sorto intorno al X secolo avanti Cristo: quasi agli albori dell’umanità. Ci hanno girato anche dei film, tra i quali La maledizione di Damien: il primo, quello più riuscito della trilogia, con Gregory Peck nel ruolo di protagonista, anche se la paurosa scena del cimitero, in realtà, è stata girata a Veio, altro borgo etrusco situato lungo la via Cassia, in cui venne girato anche il Pinocchio di Luigi Comencini.

Comunque, tornando a Ceri, anche per non creare confusione tra le vie consolari di Roma nord, il borgo si trova nei pressi di Cerveteri, di cui è frazione ed è collocato sopra a una collina di tufo che si affaccia verso la via Aurelia. Ebbene, se capita la serata giusta, dalle terrazze merlate del Castello, costruito intorno al XII secolo dopo Cristo, dunque in epoca medievale, si può osservare limpidamente il classico cielo trapuntato di stelle, citato spesso nelle canzoni di Lucio Dalla, con relativi astri cadenti. Quello è il luogo in cui ho potuto vedere il più fitto manto stellato che io ricordi, anche se eravamo nei primi anni ‘80 del secolo scorso e ancora non c’era il turismo chiassoso di oggi. In ogni caso, il buio del Castello aiuta molto, poiché non disturba le luci più fioche delle stelle più lontane, quelle più piccole.

Auguro, insomma, una buona caccia di stelle cadenti a tutti. E mi raccomando: cercate di esprimere desideri plausibili, o quanto meno realizzabili, di grazia, ché di miracoli particolari non ho mai avuto notizia. Se si chiede troppo, nemmeno San Lorenzo in persona può aiutarvi. Tanto lo conoscete il detto: “Chi fa da sé, fa per tre”. Non è affatto un luogo comune, bensì un dato di fatto. Soprattutto in Italia, in cui i ricchi risultano tali perché hanno un sacco di buffi. Le solite stranezze nostre, insomma, che ribaltano ogni logica.

 

(8 agosto 2023)

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