di Pa. M.M.
Mentre aleggia il timore di un flop delle primarie ai gazebo, e il timore di un flop è sempre foriero di pessimi consigli, ecco la proposta di Elly Schlein di affiancare ai gazebo anche il voto online che, ingiustificatamente, sembra trovare resistenze da parte degli altri candidati. Non si capisce il perché, o meglio si capisce bene.
Il PD ha bisogno di un bagno di folla, visibile, e cosa c’è meglio dei gazebo per testimoniare la ritrovata vitalità della partecipazione alla vita politica del partito? Il voto online non è visibile per sua natura, per lo meno non nella misura in cui viene percepita la visibilità per l’elettorato storico del PD che ritiene Cuperlo di sinistra e che probabilmente ha poca dimestichezza con il voto elettronico. E infatti Elly Schlein ha intelligentemente proposte le due forme di voto, quella tradizionale che consente anche il commento a caldo con le varie dirette, selfie, video, tutto ad uso social e quello online atto a modernizzare e ad acchiappare anche coloro che ai gazebo non ci andrebbero.
Sta di fatto che nel PD si temono i numeri: tre milioni e mezzo di elettori ai gazebo del neonato Pd nel 2007, quando vinse Veltroni; un milione e mezzo per dare la segreteria a Zingaretti e prima di lui gli oltre due milioni che portarono Renzi alla segreteria – un passaggio che assai spiegabilmente i grandi giornali italiani dimenticano parlando delle primarie e saltando a piedi pari da Veltroni a Zingaretti. Al seguito le cassandre del partito pronte a dare per certo che ai gazebo non andranno più di 150mila persone – così che il nuovo segretario o la nuova segretari partano già con il piede del fallimento e possano essere lanciati i siluri dal giorno successivo all’insediamento.
Poi ci sono i sostenitori della mozione di Schlein secondo i quali la spinta del voto digitale potrebbe valere 2 milioni di elettori; pare che Bonaccini sia contrario – e sbaglia – adducendo, scrive Repubblica, un poco credibile “i gazebo sono i gazebo” che chi conosce Bonaccini ritiene difficile possa essergli attribuito se non all’interno di un ragionamento più ampio, che abbia come esempio la confusione digitale del grillismo, ad esempio. Qualcun altro sventola la necessità di verificare la correttezza delle procedure.
Suona tutto così tanto da ignorante digitale che è assai difficile credere che queste siano le reali obiezioni al voto digitale a fianco di quello ai gazebo. Temiamo si sia ancora alla propaganda interna che sarebbe meglio fare sui programmi.
(6 gennaio 2023)
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