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“Giustappunto!” di Vittorio Lussana. Vaccino anti-Covid 19: falsi positivi e risultati ancora parziali

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di Vittorio Lussana #Giustappunto twitter@gaiaitaliacom #Covid19

 

I ‘No vax’ la prenderanno male, molto probabilmente. Ma il vaccino anti-Covid 19, quello prodotto a Pomezia e testato a Oxford, sarà presto distribuito nelle nostre farmacie. La ‘Astrazeneca’, infatti, una multinazionale del settore farmaceutico, ha chiuso proprio in questi giorni i primi accordi per la produzione di massa del primo vaccino anti-Covid 19, che dovrebbe raggiungere quota 1 miliardo di dosi già nel 2021. Al momento, l’azienda anglo-svedese ha prenotato circa 400 milioni di dosi, che dovrebbero approdare nelle nostre farmacie già in autunno. A dire il vero, la distribuzione prevede una prelazione del Governo britannico per 30 milioni di dosi, ma altre trattative parallele sono pienamente in corso e tutti sembrano essere molto eccitati. Nel frattempo, l’Autorità americana per la ricerca biomedica avanzata si è addirittura proposta di entrare a far parte della squadra di sviluppo del farmaco, al fine di fare squadra con la Irbm di Pomezia (Roma) e l’Università di Oxford. Una partnership che porterebbe nelle casse della ‘Astrazeneca’ circa un milione di dollari, per la produzione, lo sviluppo e la fornitura del medicinale nei prossimi anni. Ovviamente, la principale domanda che in molti si pongono è quella relativa all’efficacia di questo vaccino, già testato nel dipartimeno di medicina dell’Ateneo britannico su un primo campione di persone, selezionate di recente. Ma questa volta si sta andando di corsa, a causa della pandemia mondiale, ovviamente. In genere, i protocolli e le convenzioni internazionali per la sperimentazione clinica, in questi casi, prevedono: una ‘Fase 1’ di sperimentazione sugli animali; una ‘Fase 2’ su un primo campione limitato di persone (circa un migliaio); una ‘Fase 3’ di sperimentazione vera e propria, nella quale, oltre all’allargamento del campione e del ‘gruppo di controllo’, segue anche un allargamento dei test nella ‘branca’ pediatrica. Non stiamo affermando, ovviamente, che questa ‘Fase 3’ sia stata ‘saltata’, sia ben chiaro: stiamo solo facendo notare come i test siano già entrati nell’ultima fase di sperimentazione e risultino pienamente in corso già in queste settimane. Inoltre, segnaliamo come le logiche di mercato, oltre a gonfiare in questo momento prezzi, costi e trattative, stiano generando una concorrenza spietata in tutto il settore, finalizzata ad accaparrarsi un prodotto farmacologico che, in questo momento, possiede una domanda praticamente globale: tutti i governi di tutti gli Stati del mondo vogliono conquistarsi una ‘fetta’ della fornitura. C’è da dire che, su questo versante – cioè quello di una corretta distribuzione del farmaco – la ‘Astrazeneca’ ha già fatto sapere alle principali organizzazioni internazionali come la Cepi (Coalition for epidemic preparedness innovations, ndr), la ‘Gavi’ (l’Alleanza mondiale per i vaccini e le immunizzazioni, ndr) e la stessa Organizzazione mondiale per la Sanità, che garantirà “la giusta allocazione e distribuzione del vaccino in tutto il mondo”. La nuova partnership a tre, inoltre, potrebbe anche allargarsi: gli indiani del ‘Serum Institute’ e altri potenziali partner sembrano infatti interessati a entrare nel ‘cartello’, al fine di aumentare la produzione e la distribuzione del vaccino. Tutto bene? Non tanto. Già nei giorni scorsi, infatti, è circolato uno studio scientifico dell’Università di Harvard che dava notizie un po’ troppo ottimistiche di efficacia del vaccino, che invece ha dato risultati distinti, se non proprio altalenanti, nelle prime due fasi di sperimentazione. In pratica, sugli animali – i macachi, in particolare, anche se il ‘Fatto quotidiano’, ha pubblicato la foto di un babbuino, facendoci ‘sbellicare’ tutti quanti – il vaccino funziona con percentuali di guarigione superiori all’80% dei casi; sull’uomo, invece, un po’ meno (intorno al 60%, secondo quanto riferisce una nostra fonte). E infatti, ’Astrazeneca’ ha ammesso che questo primo vaccino potrebbe non funzionare e che, tuttavia, si impegnerà a portare avanti un programma di sperimentazione con velocità, aumentandone la produzione e perfezionando, in corso d’opera, la formula. In tutto questo, ovviamente, sui social ha cominciato a circolare la notizia di un vaccino che sarebbe semplicemente ‘acqua fresca’ e che potrebbe prevedere anche l’innesto di ‘microchip’ di controllo della salute umana, legato ovviamente alle ‘app’ di tracciabilità dei singoli individui, con relative ‘filippiche’ sul ‘Grande Fratello’ ormai in arrivo. Ma tant’è: ormai sappiamo come funzionano le cose tra le fila del ‘popolino’ più masochista e come tanti medici, studiosi e scienziati siano costretti, rischiando la carriera e la propria stessa professione, a salvare gente che non ne vuol proprio sapere di essere salvata. Più che di sindromi di Stoccolma, bisognerebbe parlare di terrore dello scienziato pazzo. E forse, a tutto questo hanno contribuito i vari film su James Bond e la tanto famigerata ‘Spectre’, il cui principale azionista di riferimento era solito interrogare le vittime dei suoi esperimenti accarezzando affettuosamente una gatta. Proprio come faccio io di solito, ma guarda un po’. L’unica vera differenza tra Telly Savalas e il sottoscritto risulta essere la capigliatura. Un problema nei confronti del quale, il capo della ‘Spectre’ era francamente indifferente. Come nel caso del nostro Trinelli.

 

(22 maggio 2020)

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