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Decisione e conoscenza ( …”per prove ed errori)

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di Vanni Sgaravatti #Gaiambiente twitter@gaiaitaliacom #Scienza

 

La riflessione

Max Tegmark, professore di fisica del Mit, fondatore della Associazione Future for life (3000 scienziati) scrisse nel suo libro, nel 2017, “Vita 3.0” che l’uomo aveva proceduto nel mettere a punto nuove tecnologie, per “prove ed errori”. Ha scoperto il fuoco e poi sulla propria pelle ha capito i modi per contenerne i rischi. In un prossimo futuro, scriveva, ci troveremo di fronte a nuove tecnologie senza possibilità di commettere errori, perché un errore potrebbe portare alla fine dell’umanità. Ad esempio, diceva, una pandemia ….”.

Vedendo quello che è successo, forse possiamo dire che abbiamo l’occasione unica di imparare questa lezione, perché ci è ancora stata data l’opportunità di assistere a degli errori, ma di avere la possibilità di correggerli. Tra gli errori vedo naturalmente il nostro rapporto con l’ambiente. E poi sono tante le cose che appaiono evidenti che dovremmo imparare. Ce n’è qualcuna, però, meno evidente, ma per me importante: il nostro rapporto con la conoscenza, la competenza e il modo di saper vivere l’incertezza e saper leggere i rischi. Faccio tre piccoli esempi di quello che dico.

1) Tutti i test in campo medico o ingegneristico portano risultati, condizionati dal livello di affidabilità del test. Nei referti si legge positivo o negativo, ma il tecnico sa bene che sotto c’è scritto il livello di affidabilità scelto: 95%, 99% o in rari casi 999 su 1000. Se dico ad un’analista di rivedere il test passando da un livello di affidabilità del 95% a quello del 99%, questo può cambiare il giudizio da positivo a negativo o viceversa.

2) Se una donna si sottoponeva ad uno screening di massa di mammografia o un uomo ad un’analisi sulla prostata con un test per la ricerca del tumore e il test aveva una affidabilità tecnica del 90%, il medico chiamava il soggetto dicendo che aveva il 90% di avere il tumore. Negli anni passati ci sono stati casi di depressione e rari casi di suicidio, nell’apprendere questa notizia. Il medico non sapeva leggere le probabilità. Vi risparmio la dimostrazione matematica (si trova in tanti testi, ma lo posso riproporre), ma sappiate che la probabilità di avere il tumore avendo riportato un risultato positivo in uno screening generale, con un test con affidabilità del 90%, poteva essere anche pari al 50%. Occorreva un secondo test di controllo sui pazienti risultanti positivi al primo test

3) Oggi c’è la cosiddetta medicina difensiva. Girano per Ospedali avvocati che offrono i loro servizi così da intentare cause di possibili risarcimenti. Ai pazienti, possibili clienti, viene detto. “se non ha niente da temere il vostro medico non gli facciamo alcun danno”. I medici si dotano di assicurazione e ordinano tantissimi test con effetti collaterali dovuti alle radiazioni e con una spesa sanitaria spropositata. Lo fanno non tanto per consolidare una valutazione, ma spesso perché le loro assicurazioni vogliono poter contare sul fatto che sono state fatte tutte le prove possibili, per avere le armi giuste, in un’aula di tribunale. È stato dimostrato, con un’indagine sofisticata, che, se al medico fosse posto la domanda. “se lei o suo figlio fosse il paziente farebbe tutti gli esami che lei ha prescritto?”, la risposta era: no.

Morale: per un mondo complesso dobbiamo aumentare il nostro livello di cultura o comunque, visto che non molti possono studiare statistica, sospendere il nostro intuito e cercare senza pregiudizi di farci condurre in ragionamenti più razionali, visto che da quando l’homo sapiens è apparso sulla terra, il nostro intuito è stato costruito per dare giudizi immediati, sugli indizi che aveva (se c’era un indizio della presenza di un leone nelle vicinanze non c’era tempo per analizzarlo: scappavi).

Ma è da troppo poco tempo che, avendo costruito un mondo “tecnologico”, quell’intuito non funziona più come prima o almeno non sempre, che ci piaccia o no. Dobbiamo contare fino a 100, riflettere. A meno che non siamo quei piloti di aereo che sono riusciti ad atterrare sull’Hudson, salvando i passeggeri con la regola del pollice e avevano pochi istanti da decidere. A meno che non siamo in un’emergenza e la situazione non ci dà il tempo di riflettere: allora scappa o lancia le tue frecce, altrimenti il leone ti mangia

 

La storiella

A seguito di questa riflessione un brevissimo raccontino. Si incontrano in un’aula di tribunale, due gruppi, quella degli istintivi con il loro capogruppo che tutti chiamano: il nostro leader” e quello dei riflessivi, con il loro capogruppo, chiamato: “il filosofo”.

Il coordinatore è un rappresentante delle istituzioni, chiamato: “il giudice”, che ha convocato l’incontro in un luogo istituzionale, come un’aula di un tribunale, perché deve approvare una linea di azione da seguire, nel rapporto tra scienza e decisione, in base alla mozione più convincente tra quella dei due gruppi. I gruppi si sono interessati alla nota che ho sopra riportato e, dopo attenta riflessione, hanno scritto la loro posizione in merito al rapporto tra conoscenza e azione.

Il gruppo degli istintivi sostiene che, se i risultati dei test scientifici sono condizionati dal livello di affidabilità che scegliamo e, quindi al rischio che vogliamo correre, allora i risultati sono condizionati dalla percezione soggettiva e dalla volontà politica.

Il gruppo dei riflessivi conviene in parte su questo, ma sostiene che i risultati scientifici sono un prezioso strumento di ragionamento, che possa permettere con il tempo di migliorare la validità delle nostre diagnosi e delle nostre risposte.

Il rappresentante del gruppo degli istintivi aggiunge, però, che, se non c’è certezza e ognuno può dire la propria, siamo in mano ai tecnici e agli scienziati che manipolano i risultati sulla base delle loro credenze, quando non dei loro interessi.

Il rappresentante del gruppo dei riflessivi, nonostante condivida che in parte questo possa succedere, dice che il metodo scientifico permette proprio di esplicitare le condizioni che determinano la validità dei risultati. Se chi legge questi risultati non vuole vedere la frasetta sotto che specifica “validi se succede questo, con un certo livello di probabilità”, senza voler sapere cosa si intende per probabilità, non è certo colpa dei tecnici e degli scienziati.

Il rappresentante del gruppo dei riflessivi aggiunge, che, portando alle conseguenze il ragionamento di un istintivo, non si potrebbe che sperare di migliorare le cose, sostituendo tecnici, scienziati, e politici, con altri migliori.

Ma, continua il riflessivo, in questo caso: chi potrebbe essere il “migliore” per il mio collega, il rappresentante degli istintivi, se non lui stesso o un suo amico o uno appartenente al suo gruppo. Non fosse altro, per il fatto che crede di conoscere meglio sé stesso e il suo gruppo per quanto riguarda l’affidabilità. Anche se, in realtà, si affida perché sono solo gli unici che conosce: gli amici, il suo gruppo e, magari, sé stesso.

Noi riflessivi invece pensiamo, coerentemente con la nostra posizione, che il problema sia quello culturale di sapere leggere i risultati e saper dialogare con i tecnici e gli scienziati.

A questo punto interviene il giudice.

La posizione dei riflessivi appare più elegante e sostenuta. Altrimenti non sarebbero riflessivi, ma noi abbiamo bisogno di agire ora. Siamo in emergenza. Per quanto non sia facile cambiare i tecnici, gli scienziati, i politici, i manipolatori ed i poco seri, abbiamo norme, pubblici ufficiali che verificano la conformità, elezioni per sostituire i politici. E su questo piano dobbiamo muoverci. Il cambio culturale è una questione troppo lunga e poco operativa.

Il responsabile dei riflessivi, a malincuore, condivide questa conclusione, dal momento che c’è l’emergenza e si deve agire subito.

La riunione consultiva sembra chiudersi con una condivisione della posizione degli istintivi.

Uno dei riflessivi, però, fa un’ultima domanda: “scusi Giudice, ma quando durerà l’emergenza?”. Il giudice: “non lo so esattamente, ma so solo che risposte che non siano immediate, operative ed emergenziali potranno essere adottate solo quando la cultura sarà cambiata”.

L’impertinente, appartenente al gruppo dei riflessivi, dice, con un po’ di polemica: “ma scusi come possiamo cambiare la cultura, se non abbiamo tempo di farlo, perché rincorriamo sempre l’emergenza?”.

Il Giudice, spazientito, risponde: “nei ritagli di tempo, lo faremo, non si preoccupi, non vede in che situazione siamo ora e quali sono le priorità?”.

“Già, nei ritagli di tempo”. Mormora il rappresentante dei riflessivi, andando a prendere un caffè insieme a tutta la combriccola, contento che l’emergenza continui a durare, perché almeno possiamo stare uniti, senza combatterci. E non è poco.

 

(26 aprile 2020)

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