di Paolo M. Minciotti #stopomofobia twitter@gaiaitaliacom #dirittiumani
Il 17 maggio del 1990 l’OMS cancellò definitivamente l’omosessualità dalla lista delle malattie. Fece di più: la classificò come “variante naturale del comportamento umano”. Come chi ama il dolce e chi il salato, insomma.
Il 17 maggio di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale contro Omofobia, Bifobia e Transfobia ed anche quest’anno, come ogni anno, ILGA Europe, pubblica il rapporto sullo stato dell’intolleranza omofoba in ogni paese basandosi anche sulla presenza o meno di leggi che la contrastino. L’Italia è al 32° posto. Non stupisce. L’omofobia è assai diffusa nel nostro paese, anche tra gli stessi omosessuali.
Ilga pubblica un interessante grafico nel quale, basandosi sulle ricerche annuali che l’associazione compie rispetto alle leggi ed alle normative che hanno effetti sulla popolazione LGBTI di ogni singolo paese ed offre, a questo link, informazioni basate sulla situazione di ogni singolo paese. Le categorie prese in esame dall’inchiesta annuale di ILGA Europe comprendono: eguaglianza di diritti, famiglia, istigazione all’odio, riconoscimento legale delle persone transessuali, libertà di espressione e diritto all’asilo. La somma di questi diritti, riconosciuti o meno, determina la posizione in classifica del paese, come si evince dal grafico che vediamo di seguito.
L’Italia, al 32mo posto della graduatoria, come dicevamo poc’anzi, non stupisce. Non ci sono leggi che garantiscano l’incolumità e la piena libertà delle persone omosessuali, bisessuali e transessuali che sono costantemente a rischio pestaggi e discriminazione. Va detto che nemmeno il Belgio è immune dagli assalti omofobi, ma in quel paese – così come in Estonia – la parità di diritti è praticamente raggiunta anche grazie alla maturità della popolazione. Voi che leggete e siete italiani come noi, ritenete che si possa parlare di maturità della popolazione in questo paese che sposa cause conservatrici ritenendole rivoluzionarie? Che vota con la pancia? Che non conosce i propri diritti e non se ne interessa? Che vive l’acquisizione di diritti delle minoranze come un limite ai propri?
Voglio rivolgermi anche all’associazionismo LGBTI: è stato davvero fatto tutto il possibile per far comprendere alla società e non soltanto all’orticello degli iscritti che cosa significa parità di diritti? Che cosa significa discriminazione? Che cosa significa essere gay lesbiche bi o trans in questo paese? Non c’è stato invece un confinarsi all’interno del gay pride annuale e finito lì? Perché non studiare iniziative ad hoc per coloro che sono nemici della parità di diritti nvece di parlare soltanto con chi è amico? Pensate a quante volte viene rivolto l’insulto frocio ad un componente della cosiddetta comunità LGBTI da un altro componente della comunità LGBTI? Quante battaglie inutili in seno allo stesso associazionismo sono state combattute in nome di un minimo di visibilità in più?
Se è vero come è vero che il livello di vivibilità dell’Italia per persone e coppie LGBTQI è assai basso, è vero che il livello di maturità della popolazione – anche quella LGBTI – lo è altrettanto e le due cose vanno, purtroppo, insieme.
La nostra classe politica cialtronesca ed insopportabilmente ignorante, attenta soltanto al proprio orticello di privilegi, è anch’essa l’effetto dell’immaturità di cui sopra e non si può pretendere, se si vota a cazzo [cit] di avere geniali statisti al potere. Perché mandiamo al potere chi ci meritiamo, in un processo senza fine, inarrestabile, mantenuto in vita da cialtronismo che produce cialtronismo che accusa di cialtronismo.
Speriamo da queste pagine che sulla questione LGBTI hanno sempre avuto pareri che considerare impopolari è dir poco, di non dovere più celebrare il 17 maggio nel giro di pochi anni, vorrebbe dire che l’omofobia è scomparsa. E che i diritti delle persone LGBTI sono pienamente rispettati in tutto il mondo. Sappiamo però di sperare contro ogni speranza. Finché la maggioranza degli omosessuali italiani vota Lega o centrodestra o l’omofobo M5S di Di Maio quando va bene, dopo essersi rivolta ad una sinistra cieca e poco accogliente per molti anni, c’è poco da sperare. E’ un chiaro segno che in questo paese l’omofobia è qualcosa che colpisce anche – e troppo frequentemente – gli omosessuali che, nella loro superficialità, continuano a dare la colpa agli altri. Proprio come il resto del paese. E allora come si fa?
(17 maggio 2018)
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