di Daniele Santi
Il 3 gennaio scorso, sarà stata l’intossicazione da festività o forse la pessima idea di Facebook di ricordare eventi passati e permettere di postarli e ripostarli, per qualche motivo si è dato il via al tam tam sulla legge antigay di Putin (quella contro la propaganda omosessuale, quella che impedisce anche solo di parlarne delle persone omosessuali) approvata nel 2013. Si è aperto tutto un mondo di post e ripost, tweet e retweet ed alla rimostranza di questa testata che si chiedeva come mai tanta indignazione con quasi tre anni di ritardo e dopo che la Russia si è inventata altre leggi liberticide come quella che toglie voce alle ONG o come quella che sanziona i “comportamenti gay”, o dopo che in Russia sono stati ammazzati oppositori, fatti fuori giornalisti, incarcerati dissidenti, dopo che Putin ha dato prova dell’anima liberticida che lo anima, che ha scatenato la guerra in Ucraina per questioni geopolitiche e che ha posto il veto all’ONU sulla definizione di “genocidio” per il massacro di Srebreniça, tutti eventi successivi alla legge del 2013 e rispetto ai quali baccano ellegibiti in giro ne abbiamo visto poco, è stato risposto che “tutti devono sapere non solo NOI LGBT”. Si chiama buonismo da social, non serve a un cazzo e toglie il senno.
Il nostro collaboratore che nel tardo pomeriggio di ieri si occupava di Twitter è eterosessuale, non che sia una cosa importante, ma in questo caso va sottolineato, ed è caduto dalla sedia dalle risate. Non gli si poteva dare torto.
Il post e ripost di una notizia stravecchia che non serve a nessuno perché non solo la notizia è vecchia, ma anche la legge (che nel corso degli anni è stata emendata dalla giurisprudenza russa in senso peggiorativo) ed il fatto che delle condizioni delle persone omosessuali russe nulla ci è dato sapere dato che anche i siti web che ne parlavano sono stati oscurati, così come Wikipedia, francamente non sappiamo a chi serva se non a riempire i pomeriggi vuoti di festività che andrebbero abolite di persone che piuttosto che leggersi un libro, magari proprio sull’utilità dei social o sui segreti del postare inutilità, o viversi una vita, preferiscono cercare di salvare quella altrui. Si chiama buonismo da social, non serve a un cazzo e toglie il senno.
Dato che il mondo sta saltando in aria un buon consiglio sarebbe quello di uscire dall’ombelico della propria sessualità o delle presunte ingiustizie che si ritengono subite o da subire in futuro (c’è sempre un’ingiustizia da subire, lo dice anche chi non ha nulla da mettere quotidianamente sotto ai denti rispetto ai quali i Signore & Signori del “NOI LGBT” non proferiscono né postano verbo) e cercare di capire cosa sta succedendo, cosa si può fare e come. Invece si sta ancora lì nell’ombelico del “NOI LGBT”.
Alcuni link, just in case…
Russia, per Putin le leggi antigay servono ad impedire la “distruzione dei valori tradizionali”
Vladimir Putin: “In Russia i gay sono liberi. Negli Stati Uniti no”
Russia, la corte di San Pietroburgo conferma il licenziamento per omosessualità di una insegnante
Russia, gas all’apertura di evento LGBTI: 16 persone in ospedale
E ora, tanto per cambiare, chiamateci omofobi.
(4 gennaio 2016)
©gaiaitalia.com 2016 – diritti riservati, riproduzione vietata