Il deputato PD Khalid Chaouki si è autorinchiuso nel CIE di Lampedusa per protesta, questa sarebbe la notizia, contro le condizioni in cui versano – da anni – gli sciagurati che hanno la ventura di capitare nel nostro paese alla ricerca di un futuro migliore, vittime predestinate del furore xenofobo della Bossi-Fini e di chi quella legge l’ha voluta.
E di chi su quella legge ha taciuto.
E’ difficile credere che la mossa dell’On. Chaouki non sia dettata dalla convenienza politica del momento: per quanto si sforzi di vivere come i suoi compagni di cella, a lui ed al suo rango verranno risparmiate – e grazie alla sua presenza fors’anche agli altri – le umiliazioni e gli sbrigativi metodi che per anni sono stati riservati agli immigrati clandestini, prigonieri per un reato amministrativo, con consigli regionali e parlamento pieni di eletti che hanno commesso reati anche peggiori.
Mentre continuiamo a pensare che l’autoreclusione dell’On. Chaouki non sia la notizia, e che la vera notizia potrebbe essere che forse la politica ha scoperto un po’ di compassione umana, invitiamo lui e chi sta con lui ad informare l’opinione pubblica di tutto ciò che vede e raccoglie dai testimoni diretti della devastazione umana e psicologica di quelli che dovevano essere centri di raccolta temporanea, e non moderni lager dove esseri umani vengono rinchiusi in attesa dei “comodi loro”.
Se l’intera operazione dovesse rivelarsi un mero calcolo politico e di immagine, come siamo portati a pensare, saremo spietati – giornalisticamente parlando.
Perché alla speculazione sulla pelle dei poveracci bisogna dire basta sul serio.
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