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Abolite le Province, anzi no: ma forse…

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Graziano Delrio 00di Giovanna Di Rosa

All’UPI sono infuriati, il presidente alla testa di coloro che impugneranno la decisione del Governo, come associazione e come privati cittadini, Forza Italia più populista dei chavisti venezuelani alla caccia dei voti del M5S che grida “bugiardi!” come sempre, fino a non farsi più ascoltare, e si unisce alle grida di Brunetta.

I contrari all’abolizione dicono che di fatto si creeranno macrorganismi più costosi delle attuali province, con la differenza che essendo abolite le elezioni provinciali si “priveranno i cittadini del diritto al voto”, e probabilmente anche gli ambiziosi politici di una porta aperta su una possibile elezione.

Per Brunetta, scalpitante sugli augusti piedini, i macrorganismi, o le città metropolitane che dir si voglia, saranno la scusa per permettere alla sinistra l’egemonia nelle nuove istituzioni, ossessione da vecchia Forza Italia. Questo è il nuovo che avanza, bisogna avere pazienza.

Il Consiglio Provinciale sarà sostituto da “Assemblee di sindaci”, senza gettone di presenza né diaria; la complicata riforma prevede anche il graduale passaggio di alcune competenze a Comuni (edilizia scolastica) e Regioni (centri per l’impiego), col timore che le grandi città possano fare la voce grossa nei nuovi “macrorganismi”.

Se ai cittadini la cosa potrebbe anche piacere, ad Antonio Saitta presidente dell’UPI e della Provincia di Torino con il centrosinistra, non piace per niente: “Perché mai un governo ha osato mettere in dubbio la possibilità per il popolo di eleggere chi governa il territorio?”, così tuonó Saitta.

 

 

 

 

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