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Vladimir Putin si rifà il look con le amnistie, ma si copre di ridicolo da solo

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Vladimir Putin 09di Daniele Santi

In vista delle Olimpiadi della Vergogna di Sochi 2014, di fronte alla riprovazione internazionale, alla sua spudorata politica interna per non parlare di quella estera, ai ricatti con cui si è comprato il presidente ucraino, se non puoi vincere il nemico corrompilo, Vladimir Putin tenta di rifarsi il look con un’amnistia che libera un’oppositore politico, quel Mikhail Khodorkovski ex presidente della compagnia petrolifera Yukos e tra suoi più feroci oppositori, arrestato in circostanze mai chiarite e condannato per ragioni oscure.

Non è pago il grande cuore [sic] dello Zar così che fuori dal carcere anche le Pussy Riot. La prima ad uscire dal carcere è stata Maria Alyokhina che ha immediatamente dichiarato che “L’amnistia di Putin è soltanto un restyling” – oltre agli attivisti di Greenpeace,  perché è sempre meglio fare un’amnistia prima che si scopra che le accuse mosse ai giovani attivisti erano completamente insostenibili dal punto di vista del diritto internazionale.

Un’operazione che sfocia nel ridicolo, se non ci fosse da piangere.

Invitiamo i nostri lettori, già da ora, ad usare l’hashtag #iononguardoSochi2014 ogni volta twittano o ritwittano una notizia riguardante la Russia, Putin o Sochi 2014.

E’ il nostro piccolo contributo alla lotta contro la nuova dittatura postsovietica.

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