di Samuele Vegna
Il 26 febbraio ero, insieme al collega Andrea Mauri, alla presentazione di “Fratelli di Chat” a Roma, presso la Mondadori di Cola di Rienzo. L’autore è Giacomo Salvini (da non confondere con un altro Salvini, di cui parleremo tra poco) giornalista de Il Fatto, e il libro è stato presentato al pubblico anche da Sigfrido Ranucci, il conduttore di Report, e Marco Travaglio, direttore de “Il Fatto Quotidiano”.
Il libro dà una visuale segreta, interna e privata dei pensieri espressi su una chat whatsapp del gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia di circa cinquanta persone che copre un periodo che va dal 2019 fino alla fine del 2024, e ci fornisce una radiografia dei principali soggetti che ad oggi fanno parte dei vertici del nostro governo, come Bignami, Donzelli, Crosetto, Lollobrigida, La Russa, Santanchè e Meloni. Soprattutto si nota il doppio registro che viene spesso adottato, pacatezza in pubblico e sfuriate nel privato, atto a lavare in casa i panni sporchi.
I pensieri espressi nel libro di Giacomo Salvini e che si leggono in chat riguardano per lo più la politica, e soprattutto come occuparsi dei media, dell’informazione e come procedere a fare opposizione oltre che poi, come arrivare al governo del Paese; pensieri che spesso rappresentano, viste poi con la chiave di lettura dei riferimenti agli avvenimenti pubblici successivi, vere e proprie ipocrisie rispetto poi a quanto fatto o dichiarato in realtà, oltre alla trasversale avversione verso i giornalisti e gli intellettuali che caratterizza questo partito confermata dai messaggi contro Saviano, Berizzi e Formigli, ma anche contro Sallusti e Perina, considerati non allineati al pensiero del partito della fiamma.
Sono visti come infami e traditori e “da punire” e spesso definiti tali.
La dichiarazione più agghiacciante è forse quella che nel 2019 vede l’attuale ministro della Difesa proporre una legge che vieta di fare il mestiere del giornalista, del direttore di giornale e dell’editore a chi è stato condannato per più di due volte per diffamazione, usando di fatto questa legge come arma, come già avviene spesso, ricordiamo il caso Report e Saviano, ma anche La Gioia e Cavalli.
Questa visione interna al partito ci dà però una seria certezza : il partito di Meloni fa fatica, come Meloni stessa e i suoi, a prendere le distanze dal fascismo di mussoliniana memoria, difatti si può leggere in vari momenti che sarebbe giusto desecretare le stragi di Bologna e di Piazza della Loggia a Brescia, per rivelare la “Verità”, cosa poi mai accaduta nonostante due anni e mezzo di governo Meloni (mai avvenuta nemmeno prima, ndr).
Si discute a proposito degli svariati casi di neofascismo che infastidiscono chi oggi è a Palazzo Chigi, e di come tenersi buona destra “estremista”: mai e poi mai chiamarla fascista, come viene imposto da Meloni. Questo è forse l’aspetto più coerente del partito di Giorgia Meloni, il giustificazionismo e verso le ideologie fasciste e il Ventennio, e sfilano, tra le altre, frasi del tipo “l’MSI e AN erano una farsa di Mussolini, e il periodo Berlusconiano è stato una farsa della farsa”.
È interessante poi vedere come nel caso Spano, il consigliere appena nominato nell’ottobre 2024 del Ministro Giuli, dichiaratamente omosessuale, sia chiamato pederasta (pedofilo) in un gruppo chat di Roma che riunisce circa duecento persone, e di come chi lo insulta venga cacciato creando malumori interni alle “truppe” di Meloni, anche perché sembra che in molti fossero d’accordo con questa definizione.
Matteo Salvini poi è un caso a parte : dopo il Papeete arriva a essere soprannominato “ministro bimbominkia” e viene visto come un “uomo senza onore”, un “cialtrone”, nonostante le apparenze pubbliche che vogliono dare l’idea di un centrodestra unito a ranghi serrati.
La stima per il ministro Salvini risulta essere pari a zero, viene spesso preso in giro, al punto che in occasione del 2 giugno 2020, alla prima riapertura dell’Italia dopo il covid-19, ci sarà un momento in cui lo prenderanno in giro per avergli copiato la manifestazione “di liberazione” che aveva in principio ideato Giorgia Meloni : un parlamentare della chat metterà una parrucca bionda sulla testa di Salvini.
Sono anche evidenti, e credo che sarebbero comuni anche in altre forze politiche, le prese in giro ad elettrici ed elettori: come nel caso delle trivelle in Abruzzo, “queste cose in campagna elettorale non si dicono, si fanno un secondo dopo”.
Alla domanda rivolta riguardo al metodo fascista e se sia fascismo quello che leggiamo, Marco Travaglio mi ha risposto, e sintetizzo in vista del podcast, che secondo lui non serve molto gridare al lupo al lupo, non ha senso dare patenti a destra e a sinistra, anche perché secondo lui c’è ben altro di cui preoccuparsi, ovvero la cialtroneria dell’attuale classe dirigente.
Io non sono d’accordo e tempo fa lo espressi nell’articolo sul fascismo trasversale, non mi piace sottovalutare chi vede l’intellettuale, il giornalista, come nemico, come infame, e come bestia da macello, da destra o da sinistra.
(27 febbraio 2025)
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