di Vittorio Lussana
Non ha tutti i torti chi scrive, in questi giorni, che il Partito democratico sembra aver imboccato una deriva grillina. La scelta di alcune candidature lo ha dimostrato ampiamente: si corre dietro a Giuseppe Conte, come se fosse l’ago della bilancia della politica italiana. E ci si dimentica che fu proprio Conte a innescare la fine anticipata della scorsa legislatura – in cui il Movimento 5 stelle era il Partito di maggioranza relativa – avviandoci tutti verso le prime elezioni estive dal 1919 a oggi, scompaginando altresì il quadro di tutte le alleanze possibili.
La slealtà del Movimento 5 stelle è un dato politico assodato. Si nota poco, in questo momento, perché adesso abbiamo a che fare con una destra di rintronati, rimasta al tempo in cui Berta filava… Eppure, si corre dietro al M5S nel fare a gara a chi è più di sinistra. Senza mai parlare di contenuti peraltro: questo è tutto vero. Servirebbe una “politique d’abord” che rendesse, finalmente, i contenuti politici prioritari rispetto alla propaganda: è proprio per questo ciò che rende i due movimenti progressisti quasi indistinguibili.
Niente da fare: non ci si prova neanche ad approcciare un contenuto di politica europea. Anzi, paradossalmente, qualche elemento ambientalista emerge proprio dal Movimento 5 stelle, che per lo meno sta cercando di darsi una connotazione chiara sulla transizione ecologica. Un tema già sollevato sin dai tempi del Governo Prodi bis, il quale inviò l’allora sottosegretario agli Affari Esteri, Bobo Craxi, a presentare il quadro della situazione innanzi al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Ovvero, in tempi in cui di Greta Thunberg non se ne conosceva nemmeno l’esistenza. Perché qui è tutto un fregarsi le idee a vicenda, quando spesso si tratta di problematiche già sollevate da altri, dai Verdi di Angelo Bonelli ai socialisti riformisti di Boselli e Bobo Craxi.
Siccome non si possiede alcuna identità culturale, ci si traveste da esperti indiscussi di qualsiasi cosa, dai vaccini ai viadotti autostradali, passando per il ponte sullo Stretto di Messina, in una sorta di fregolismo nazionalpopolare che rappresenta il sintomo principale di chi non sa neanche per quale diavolo di motivo si ritrovi candidato alle elezioni europee. In passato, per lo meno, ci si limitava a stilare la formazione della nazionale di calcio al posto di Enzo Bearzot, il quale fu addirittura costretto a vincere un campionato del mondo in polemica con il popolo di Commissari Tecnici.
Dopo un famoso articolo sul Carbonaraday, ormai passato alla Storia, la situazione è trascesa ulteriormente: ognuno si autocertifica come esperto indiscusso di qualsiasi cosa, scatenando diatribe stucchevoli, come se fossimo all’interno di un bar: perché questo è il livello della nostra politica oggi. E siccome i bacini elettorali sono ormai ristretti a causa dell’astensionismo, si è arrivati addirittura al paradosso di aprire un telegiornale in cui viene teorizzata, per il futuro, la possibilità di poter cucinare un piatto di pasta su Marte.
Il compito politico del Pd, al momento poco riconoscibile, sarebbe quello di federare tutta la massa critica laico-riformista, da Renzi a Fratoianni, incanalando l’analisi sulle responsabilità per i molti errori del passato nelle segrete stanze di un Ufficio politico, in grado di aiutare l’attuale segretario nazionale del Pd a tenere insieme tutti quanti. Ognuno può rimanere padrone a casa sua, ma un progetto di un’alleanza progressista e riformista, capace di rispondere all’ondata tradizionalista e mangereccia delle destre, andrebbe affrontato con urgenza. E il Pd dovrebbe farsi carico di questo, anziché inseguire gli altri sul terreno del personalismo da vetrina.
Il nesso di distinzione rimane il seguente: cominciare a preparare una squadra, magari cominciando a formare un governo-ombra delle sinistre. Un suggerimento che non è affatto in polemica con chi parla di “sinistre indistinguibili”, poiché tanto molte intuizioni, spesso e volentieri, provengono proprio da queste parti e da questi ambiti. A gratis, oltretutto. Avremmo anche molte idee per incanalare la disoccupazione giovanile, ma su questo punto la risposta è sempre la stessa: “Bambole, non c’è una lira…”.
Perché è sempre tutto teatro. Proposto da gente che, oltretutto, neanche se ne intende…
(10 maggio 2024)
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