di Giovanna Di Rosa
Nuova rottamazione in vista, con quei comunistacci del PD che grideranno allo scandalo e la maggioranza che, presa d’anticipo da Salvini non potrà più dire di no e, alla fine, una rottamazione vale sempre qualche punto percentuale in termini di voti e dato che sembra non esserci altro modo per uscire da una situazione fiscale ingessata, ecco i leghisti al lavoro.
Occhio al proprio elettorato e pochissimo ai conti pubblici, il Salvini-zelig alla testa del ministero delle infrastrutture e che, a seconda delle interviste, veste anche i panni del ministro degli Esteri, dell’Interno e delle Finanze, ha già deciso a favore dell’8% dei voti da mantenere. I modi li spiega Repubblica.
Innanzitutto rimettere mano alla flat tax aumentando “la soglia che oggi, per scelta europea, è bloccata a 85mila euro: se salisse anche a 100-150mila aumenterebbe la possibilità di lavorare, fatturare, dichiarare e l’incasso per lo Stato”, lo dice Salvini che ieri vestiva gli abiti del premio Nobel per l’Economia. Poi c’è la questione della rateizzazione delle cartelle, e bisogna farlo entro metà luglio “nella sesta commissione del Senato”. Il percorso è scritto, come da dichiarazioni di Garavaglia a Repubblica: “La proposta di legge avrà già l’indicazione della copertura e poi faremo diventare questa proposta una norma della legge di bilancio o del collegato fiscale”.
In soldoni “il testo approvato in Parlamento conterrà lo stanziamento che serve a finanziare la rottamazione, ma sarà poi la legge di bilancio a rendere questa cifra effettiva dato che i soldi arriveranno appunto in quella sede”. Repubblica parla di due vantaggi: “il via libera in commissione, con i voti di Fratelli d’Italia e FI, acquisirebbe un peso importante proprio perché il testo ingloberebbe lo stanziamento. Giocando d’anticipo sugli alleati, che dovrebbero invece aspettare la manovra per il taglio dell’Irpef. Difficile per loro anche rinnegare a posteriori quanto già approvato” e il travaso “del disegno di legge all’interno della manovra” per evitare “il passaggio alla Camera. È vero che anche la legge di bilancio deve fare la spola tra i due rami del Parlamento, ma la Finanziaria ha una corsia preferenziale, oltre a blindare i contenuti che veicola”.
Ecco il nuovo colpo di genio di Salvini. Andrà in porto? Non se ne farà nulla? Non è dato saperlo, ma il profumo tu mi dai la rottamazione e io sostengo il premierato permea le aule parlamentari attrattivo come una flatulenza che però, come in metropolitana, ti devi sorbire quando non puoi cambiare vagone, tanto prima o poi si dissolve.
Nel dettaglio si tratterebbe di 120 rate, non importando la cifra dovuta – si sottolinea che per i grandi debitori esiste già un modus operandi dell’Agenzia delle Entrate – fino a 120 rate mensili, dicevamo, per estinguere i debiti affidati alla riscossione tra il primo gennaio del 2000 e il 31 dicembre 2023. Non si pagheranno interessi e sanzioni.
E poi ci si lamenta che Salvini sia sempre lì. Fatelo fuori voi uno che conosce a menadito tutti i vizi degli Italiani.
(17 giugno 2025)
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