L’avere candidato Michetti semplicemente perché sembrava efficace quando parlava a la radio, e averle prese di santa ragione a Roma, pareva avere insegnato qualcosa alla presidente del Consiglio che infatti a suon di grida, accuse e promesse non mantenute, è riuscita a portarsi a casa la poltroncina di Palazzo Chigi, quella che è per definizione, pro tempore dicasi finché dura la pacchia.
Arrivata alla poltrona di presidente, e candidata da Italo Bocchino al titolo di Regina d’Europa più potente di Angela Merkel (da Lilli Gruber a Otto e Mezzo), Meloni come ogni persona di carattere e di piglio deciso, ha cominciato a pensare di avere sempre ragione e come ogni underdog a volere tutto. Così ha resistito ai buoni consigli di coloro che le suggerivano che forse il buon Truzzu non fosse proprio un candidato ideale essendo stato votato dai cittadini di Cagliari come il peggior sindaco d’Italia. Nostra Signora dei Miracoli promessi ha fatti orecchie da mercantessa ed essendo insieme presidentessa, presidenta e presidente – perché se son potenti sono anche trini – ha deciso lei: ecco come la presidente del Consiglio ha inciampato sulla presidente di Fratelli d’Italia.
A dimostrazione che non sono d’accordo nemmeno con loro stessi.
Certo ci sono motivi di soddisfazione: in Sardegna Salvini ha percentuali lillipuziane (3,8%, un trionfo), gli amici di Forza Italia sono al 6,6% e insieme non fanno nemmeno da lontano il 13,8% del suo partito, ma la prima forza politica dell’Isola è il PD con il 13,8% e pare che nemmeno stavolta l’abbiano vista arrivare – del resto non sta scritto da nessuna parte che l’essere considerati underdog per un certo periodo della propria vita debba per forza insegnare a riconoscere gli altri come pari. Per quello occorre altro. E non siamo qui per discuterne.
(27 febbraio 2024)
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