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Sud, giovani e RdC, quando la politica parla di una realtà che non conosce

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di Massimo Mastruzzo*

Chi parla a vanvera di Sud, giovani e Rdc, lo fa probabilmente senza aver avuto mai nessun contatto diretto con una realtà che lotta quotidianamente per non cedere al ricatto dell’emigrazione.

Io, calabrese costretto ad emigrare, ogni volta che torno nella mia terra, vedo ed ammiro giovani che lottano quotidianamente per un barlume di dignità. Ragazze che, ad esempio, si adoperano lavorando nei villaggi turistici, nei bar, per sentirsi italiane come le loro coetanee che si vanno a fare l’aperitivo sui Navigli. Guardo questi giovani e mi sento quasi a disagio pensando che io stipendiato posso permettermi di andare in ferie. Ricordo bene quando dopo aver finito le scuole superiori a Vibo Valentia nemmeno chiesi ai miei genitori di voler fare l’università. Intorno a me il nulla occupazionale. Emigrai senza voltarmi, maledicendo tutto quanto intorno me.

Oggi, dopo 25 anni, nulla è cambiato, e quel RdC che avrà pure qualche difetto, avrebbe magari fermato la mia emigrazione, ed allora chi oggi demonizza questo strumento di dignità e non ha saputo/voluto produrre nulla prima, probabilmente lo fa perché egoisticamente interessato a continuare a spremere, attraverso l’emigrazione per lavoro, per sanità, per studio, l’economia del Mezzogiorno.

Se non fosse così lo Stato avrebbe già dovuto stabilire quali sono i servizi essenziali a cui ha diritto un cittadino su tutto il territorio italiano, avrebbe già dovuto applicare integralmente i LEP.

Ma i livelli essenziali delle prestazioni non sono mai stati attuati. Il Motivo? I dati sulla loro mancata applicaziobe, a danno del Sud, furono scioccanti.

A fare questa scoperta, nella convinzione, alimentata dall’assurdo pregiudizio nazionale, che il sud ricevesse più del dovuto, fu il leghista Giancarlo Giorgetti, che dal 2013 al 2018 fu presidente della bicamerale per il federalismo fiscale. Giorgetti nel leggere i dati richiesti e ricevuti dal ministero dell’Economia sulla redistribuzione dei fondi, rendendosi conto dell’assurda incostituzionalità di quanto quelle cifre stessero dichiarando, si premuro di dire: visto che  i dati al 100%, come previsto dalla legge, probabilmente potrebbero essere scioccanti, magari ce le fate aver in modo riservato o facciamo una seduta segreta come avviene in commissione antimafia”

Questi dati in effetti sono così tanto scioccanti che se vai in due comuni italiani che hanno lo stesso nome e lo stesso numero di abitanti, come ad esempio Reggio Emilia e Reggio Calabria, dato appunto che i LEP non ci sono, e i fabbisogni continuano ad essere stabiliti principalmente sulla base della spesa storica: “tanto avevi speso tanto ti do” , sembra di trovarti in due nazini diverse, addirittura in epoche diverse:

A Reggio Emilia, che offre più servizi, viene riconosciuto un fabbisogno standard di 139 milioni: a Reggio Calabria, che di servizi ne ha molti meno,  104 milioni: 35 milioni di euro in meno, pur avendo quasi 10 mila abitanti in più. Un neonato di Reggio Calabria ha diritto a 570 euro di spesa pubblica pro capite; un neonato di Reggio Emilia a 700.

Ed allora, chi parla a vanvera di Sud, giovani e Rdc, adducendo che il problema sia l’immigrazione e proponendo come soluzione blocchi navali, lo fa  per mantenere quello status quo incostituzionale che prevede una nazione, l’Italia, letteralmente spaccata in due, e per evitare che quei giovani possono provare ad alzare la testa, gli vogliono mettono sulle spalle anche l’autonomia differenziata.

Blocco dell’autonomia differenziata, applicazione dei LEP e programmazione politica per fermare l’emorragia dell’emigrazione dal sud Italia, sono i punti principali del Movimento per l’Equità Territoriale.

 

*direttivo nazionale
M24A-ET

 

 

(9 agosto 2022)

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