di Daniele Santi
Sono esilaranti questi grillini: dimenticandosi per un momento dell’Alessandro “Che Guevara de Noantri” Di Battista, principe dei rivoluzionari col rolex, dobbiamo tornare al presidente del Partito Giuseppe “descamisado” Conte per dovere di cronaca, e notare come il grillismo sia tutto uno sbraitare salvo poi rientrare nei ranghi al primo bau di cagnaccio, perché niente è più rassicurante di ciò che si contesta dal di dentro.
Conte nei panni del descamisado non c’azzecca e del resto sembra volere ripercorrere passo passo la strategia perdente salviniana, quella del partito d’opposizione che sta dentro al governo e un giorno è di governo mentre il giorno dopo è d’opposizione. Così dopo tre giorni di tuoni e fulmini il M5S ha votato la fiducia al Governo Draghi alla Camera. “Al Senato staremo a vedere” ha tuonato Conte, di nuovo nei panni del rivoluzionario. Ecco, appunto. Staremo a vedere.
Per ora ciò che si vede è che il M5S e il suo presidente stanno rimandando a un domani sempre più lontano le decisioni che non vogliono prendere oggi e che nulla garantisce prenderanno un giorno. E’ la politica del non so che fare e per il momento grido più forte che posso che è costata le natiche anche a Boris Johnson abilissimo agitatore di folle, totalmente incapace nell’azione di governo e silurato oggi (7 luglio, ndr) dal suo stesso partito. Siamo al salvare quel che resta prima della totale vaporizzazione del partito dell’inconsistenza, dell’invidia sociale e delle poche, pochissime capacità dei suoi esponenti.
Nel frattempo Di Maio cerca casa, con discrezione, calma e tenacia. Le stesse qualità che lo hanno trasformato, in relativamente poco tempo, dal più conservatore dei conservatori del M5S al Di Maio tutto progressista di oggi. In qualche modo l’Elevato ha operato il miracolo….
(7 luglio 2022)
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