di D.S., #laprovocazione
Senza tirare in ballo la Lega di Salvini che tuonava contro la droga con contorno di campanelli e citofoni, senza tirare in ballo tutto ciò che in un esercizio quotidiano contro le persone e non contro le idee – la messa alla gogna del figlio quindicenne della giornalista Lucarelli, ad esempio – e senza tirare in ballo l’antica questione dell’omofobia dell’omosessuale, né le storie di letto vere o presunte del Morisi, non vedo perché dovrei provare compassione per un uomo che è la causa della sua stessa rovina.
Mi preoccupano altre cose: se l’uomo che aveva accesso al ministero dell’Interno come stretto collaboratore dell’allora ministro Salvini, si trova invischiato in una brutta storia di escort, con droga al seguito, pagamenti di 4mila europei, cocaina in libreria e tutto ciò che ne consegue il mio paese è al sicuro o no? Se l’informazione dimentica, in gran parte, di dire che Morisi non era soltanto l’uomo dei social, o della bestia come tutti la chiamano, ma era uomo che stava seduto nella segreteria della Lega, nominato da Salvini, con la quale segreteria decideva la linea politica del partito, non soltanto chi sputtanare sui social stasera, questa informazione fa il bene del mio paese o no? Se pochi giorni dopo un fatto politicamente e socialmente sconcertante l’informazione vira verso est e comincia ad insinuare che forse con il romeno c’è stato un problema di pagamenti e di soldi che non volevano passare di mano, ipotizzando nemmeno troppo sottilmente una vendetta, a che gioco giochiamo? Se l’uomo che ha dato lavoro a Morisi si scopre improvvisamente e candidamente garantista per il suo amico, e si scaglia contro Mimmo Lucano e la sinistra cinque minuti dopo l’incommentabile sentenza che conosciamo al grido di “la Sinistra candida condannati a tredici anni”, di quale compassione stiamo parlando? Costa tanto sforzo dire a chiare lettere che questo paese di una politica che si sente padrona di fare quello che vuole, impunemente (vedasi il servizio di fanpage.it presentato da Corrado Formigli il 30 settembre scorso), non ne può più?
Morisi è soltanto un altro dei tanti cui il potere ha dato la sensazione di poter passare impunemente attraverso qualunque prova, attraverso le frequentazioni dei potenti, il suo rapporto di lavoro con il ministero dell’Interno retto da Salvini (i 4mila euro della marchetta all’escort vengono da stipendio con denari dei cittadini, cioè le nostre tasse?), pensava di essere al di sopra di tutto e libero di fare ciò che voleva.
Dopo anni di attacchi volgari a coppie gay, minoranze, coppie lesbiche, famiglia Cucchi, migranti, donne, avversari politici, post disgustosi contro qualsiavoglia nemico – o sedicente tale – l’ex ministro (e presto ex-segretario leghista) che ha la bronza di dire che non gli interessa chi scopa con chi, fotografa perfettamente la falsità di questa destra impresentabile alla quale speriamo le elezioni presentino il conto.
Rispetto a Luca Morisi non c’è proprio nulla da dire. Si tratta dell’ennesimo esempio di chi, ubriacato dal proprio potere, dimentica le umane debolezze (“miserie” le ha chiamate) di cui può essere vittima e, dopo i fattacci, come i bambini presi con le mani della marmellata, si ammantano di umiltà e di prostrazione chiedendo “scusa” con la stessa convinzione con cui lo pensa una mantide religiosa mentre divora un cavalletta.
(1 ottobre 2021)
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