di G.G., #Politica
I passaggi estivi di Salvini al Papeete non sono del tutto fortunatissimi, almeno stando alle apparenze. L’ultimo siparietto con Berlusconi in linea al telefono, Bruno Vespa uguale a se stesso e un Salvini in carne ed ossa incoronato dall’iperallontanato da incarichi pubblici, è sembrato francamente più un necrologio che un inno alla gioia, ma tant’è.
Se poi andiamo ad aggiungere che immediatamente dopo il Papeete e i toni trionfalistici anti-Draghi, Salvini si è dovuto ingoiare tutte le misure anti-contagio, Green pass obbligatorio incluso, ed aggiungiamo la montagna franata addosso al patron del Papeete – sequestro di 550mila euro, mica bruscolini, emesso a Ravenna dal Gip Corrado Schiaretti, su richiesta della Procura, nei confronti della Papeete Srl e della Villapapeete srl, all’interno di una indagine per frode fiscale – patron del Papeete che guarda guarda è anche europarlamentare della Lega, si desume che le vibrazioni che da quel luogo emanano per il triste cammino politico della Lega di Salvini non siano proprio scoppiettanti di salute.
La sensazione è che la leadership politica di Salvini sia bruciata, il che non significa che verrà destituito domani né dopodomani, ma che l’uomo che sceglie i candidati perdenti per le amministrative, che è uomo di governo dentro il governo e agitatore nelle piazze, che dice tutto e il suo contrario, abbia ormai imboccato una strada nella quale è diventato il passato di sé stesso, senza futuro e confuso clamorosamente sul presente.
Ci si mette persino lo sport italiano che trionfa a Tokyo 2020 con compagini multirazziali, multiculturali e multireligiose, a sbugiardare il racconto leghista del metissaggio coi negher come male assoluto e a disinnescare le bombe lanciate a fini di poltronificio contro la ministra Lamorgese.
(6 agosto 2021)
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