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Ultime dal Pianeta a 5Stelle: liste, coltelli, prelievi forzati pro Rousseau, non-statuti e la solita Palermo

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di Giancarlo Grassi

 

 

 

 

 

 

Le ultime dal pianeta a 5Stelle non dicono bene, ma tutti i travaglio del mondo sono lì a boccheggiare ossigeno ed ascolti, proni ad un Movimento sull’orlo dell’implosione. E della crisi di nervi. Sull’illegittimità dello statuto o non-statuto che si voglia chiamare, così come su quella dei contratti ai candidati alle poltronissime con penali da 150mila o 250mila euro i giudici sono chiamati a pronunciarsi, e pare lo faranno tra lunedì 16 e martedì 17 gennaio. La sentenza che pende sulla testa del Vate del Sacro Blog e della Casaleggio Associati spiega in parte il profilo basso tenuto dal Movimento 5 Espelle (ed altrettanti ne Epura) sulle questione dello sfanculamento lanciato dai deputati europei Marco Affronte (confluito nei Verdi) e Marco Zanni (confluito nello stesso gruppo del quale fa parte Salvini) o su quella delle accuse pubbliche della senatrice Elisa Bulgarelli che ha attaccato pubblicamente via Facebook la Casaleggio Associati e il giovane David definendoli “centro dei cerchi magici del M5S”. Vogliamo dimenticarci – colpevolmente – delle disgrazie della Sindaca Raggi e dei cittadini che hanno la sfortuna di essere governati dallo splendore a 5Stelle.

 

Palermo, ad esempio, si trova nuovamente al centro delle cronache grilline perché lo scandalo delle firme false (con onorevoli coinvolti che rifiutano di rispondere ai giudici e persino di dimettersi dal Parlamento, nonostante la sospensione dal Movimento dei Congiuntivi scorretti), non ha insegnato nulla. Si stanno scannando per una poltrona, fanno fuori possibili candidate, offrono uno spettacolo indecoroso, subito dopo le patetiche comunarie dei 524 voti (e più di 2000 preferenze, non so come mai questa storia dell’uno vale uno non la capisco). I quotidiani siciliani non ci vanno giù leggeri ed il Giornale di Sicilia cita la deputata M5S Di Benedetto: “Ciò che viene prospettato dai giornali, e finora mai smentito dai Portavoce regionali che stanno gestendo questa fase di creazione della lista palermitana, ovvero di richiedere a Casaleggio e a Beppe Grillo una deroga per inserire in lista delle candidate dell’ultimo minuto, delle riempi-lista insomma, sarebbe gravissima oltre a costituire un precedente nella storia del M5S (…) A questo si aggiunge che, sempre secondo articoli di stampa, l’Arch. Giulia Argiroffi e l’Ing. Giancarlo Caparotta, avevano già comunicato allo Staff di Beppe Grillo l’intenzione di ritirarsi dalla corsa per il candidato sindaco alcuni giorni prima della graticola, ma che è stato chiesto loro di partecipare ugualmente al confronto pubblico per evitare che l’evento venisse annullato. Inoltre, è stato riportato da diversi giornali, anche qui senza alcuna smentita, che le rinunce dell’Argiroffi e di Caparotta siano finalizzate a convogliare i voti verso il candidato Ugo Salvatore Forello (…) Dopo le Comunarie del 28 dicembre scorso che aveva “selezionato” 5 candidati a sindaco per le amministrative del capoluogo siciliano, tre degli aspiranti hanno deciso di lasciare la corsa. La prima è stata Tiziana Di Pasquale,  seguita da Giulia Argiroffi. E giovedì anche Giancarlo Caparotta ha fatto sapere di non essere più disponibile. A questo punto in corsa restano Ugo Forello e Igor Gelarda. (…) non sono stati soltanto gli aspiranti sindaco a dare forfait. Dopo Ivana Cimò e Alberto Mundo, in lizza per un seggio a Sala delle Lapidi, ieri ha lasciato un’altra donna candidata nella lista per il Consiglio comunale per il M5S: Giovanna D’Agostino (…) La graticola? Una presa in giro, stavano fingendo. Le donne? Deroghe e riempilista”. Lo scrive su Fb l’ex capogruppo del M5s alla Camera ed ex candidato a Palermo Riccardo Nuti, indagato nell’inchiesta sulle presunte firme false alle comunali del 2012 a Palermo, rilanciando il post della deputata Chiara Di Benedetto sul caos liste a Palermo per le amministrative della prossima primavera. Voi c’avete capito qualcosa? Noi nemmeno, ma l’importante e che i post sono pubblicati su Facebook a beneficio degli scalmanati amici, followers e amanti.

 

C’è poi la questione della Casaleggio Associati e di Davide Casaleggio che avrebbe lanciato l’idea di fare in modo che ogni eletto a 5Stelle lasci il 10% dello stipendio annuo (che farebbe una cifra importante a cranio) all’opera pia meglio nota come tassa per Rousseau, che è il circo del web dove le proposte di legge vengono discusse dal popolo pentastellato che può dire “Sono dac’cordo” oppure “No, non l’ho sono” o anche “Non ò capito”, dipende dal genio che li anima. Il 10% a cranio per numerosi crani in parlamento vorrebbe dire una cifra importantissima che, scrive Next, non molti sarebbero disposti a sborsare, molti cominciano a rumoreggiare un po’ troppo sui social e la democrazia grillocasaleggica starebbe per abbattersi con una nuova scure sanzionatoria. Perché per essere veramente democratici occore il pugno di ferro.

 

Del resto se lo stesso fuoriuscito Affronte dichiara di non augurarsi che i suoi figli vivano in un paese governato dai 5Stelle e aggiunge che “il movimento ha una base fideistica con dinamiche quasi da setta”, qualche motivo di preoccupazione potrebbe anche essere giustificato.

 

C’è poi il ricorso contro il non- statuto presentato dall’avvocato Venerando Monello che chiede l’annullamento del contratto con penale da 150 mila euro firmato da Virginia Raggi in campagna elettorale e la conseguente ineleggibilità della sindaca della Capitale. Il contratto, infatti, sarebbe secondo Monello “un abuso della politica che mina alcuni cardini costituzionali”. I punti elencati dall’avvocato, scrive l’Unità, vedono uno prevalere sugli altri: per gli eletti non ci può essere vincolo di mandato come prevede l’articolo 67 della Costituzione. Troppe volte, invece, tanto nel Regolamento firmato a Roma quanto in quello siglato dai 17 europarlamentari si fa riferimento al fatto che il portavoce eletto non può cambiare partito pena multe salatissime, 150 mila a Roma, 250 mila a Bruxelles. Secondo l’avvocato Monello se il regolamento-contratto fosse “illegittimo” ne deriverebbe anche l’automatica ineleggibilitò della Sindaca delle Funivie che lo ha firmato e, qualora i giudici dovessero accogliere il ricorso, la prima conseguenza dovrebbe essere la decadenza di Raggi. Resterebbero comunque i congiuntivi di Luigino Di Maio.

 

Continua alla prossima puntata.

 

(15 gennaio 2017)

 




 

 

 

 

 

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