Non c’era ancora capitata la presidente del Consiglio che al colmo dell’auto-incensarsi (sazia di sé ed ebbra dei suoi successi) decide di comunicare: “Mi merito qualche giorno di vacanza”, come se fosse l’unica a meritarseli tra coloro che lavorano. Certamente è tra le privilegiate che le vacanze se le può permettere, e non succede a tutte di questi tempi, anche grazie alle misure del governo Meloni.
Ne avevamo viste tante prima di lei: il presidente operaio, il presidente Unto dal Signore, il presidente inquisito; avevamo avuto anche vicepresidenti Zelig a cui piacevano le magliette e le divise; poi avevamo avuto il presidente umanista, quello sotto processo e quello che lasciava soldi a uno condannato per mafia; ci mancava la presidente che dopo tutti gli sforzi che ha fatto per non fare nulla di ciò che ha promesso in campagna elettorale ed è sotto scacco salviniano si prende le vacanze perché “se le merita”. Gente di alta caratura, non c’è che dire.
Naturalmente non ci si può esimere dal ricordare quel suo “Ho portato mia figlia in Cina per dimostrare che il lavoro non è incompatibile con la maternità”, perché sapete: ha partorito solo lei e solo lei può dire cosa significhi lavorare essendo madre. Tutte le milioni di donne venute prima di lei che hanno fatto ciò che sta facendo lei con lo 0,0001 dei mezzi a disposizione della donna che è anche cristiana e madre – e il partito per cui lo urlava la molla per strada – non sanno nulla degli sforzi della reverenda madre Meloni. Una donna, una leggenda. Siam commossi.
Sta di fatto però che nonostante le numerose arrogantissime uscite; nonostante le misure mai portate a termine; nonostante la posizione politica ondivaga con frequenti viraggi verso il restringimento delle libertà individuali (peraltro mai portati a compimento del tutto, perché nel fregarvi per bene si procede sempre con cautela, ci scuserete la battuta) il suo partito, stando ai sondaggi, continua a rimanere stabilmente ancorato oltre il 28% dei voti possibili. Ne deriva che se agli italiani piace essere presi a schiaffoni lei fa bene a darglieli. Poi a settembre se ne parlerà.
Si sorvola sulle carezze parigine a poliziotte-pugili da olimpiade di quartiere che dimenticano che nella boxe i pugni si danno e si prendono e, normalmente, vince chi picchia più forte.
(8 agosto 2024)
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