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La presidente Meloni ha “difeso il governo dal gioco del buco della serratura”

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di Giovanna Di Rosa

Mentre la vendetta di Fratelli d’Italia non tarderà ad arrivare – gole profonde informano di esponenti, esponentini, peones e simpatizzanti che stimolano a ricordare storie del passato di “amiche, mogli e amanti, assunte o promosse senza scandalo e senza clamore”, e vedremo chi nominano perché poi si può sempre opporre quella storiella delle olgettine, per dire – la presidente del Consiglio rende noto di avere voluto difendere “il governo dal gioco del buco della serratura”.

Ed è curioso che proprio lei, che guida una maggioranza che non perde occasione di guardare dal buco della serratura delle camere da letto altrui per giustificare il bugiardissimo attaccamento all’idea bigotta di famiglia tradizionale opponendovi la propria realtà di divorziati, divorziate, coppie di fatto che si sfanno, divorzietti all’italiana e figli fuori dal matrimonio, riesca a parlare di “buco della serratura” pensando anche di essere credibile.

E’ dispiaciuta la premier “per un ministro capace, costretto a dimettersi senza aver commesso un illecito”, e il dispiacere è comprensibile. Tuttavia non ci risulta che Sangiuliano sia stato costretto a dimettersi da quotidiani e dalla solita inesistente egemonia culturale della sinistra che viene sbandierata come una cintura di castità. Il punto è che quella storia lì minava la credibilità del governo e ne metteva a rischio la stabilità; la solita storiaccia tutta interna alla destra che, nonostante goda dei favori dell’elettorato, non può fare a meno di minare la sua stabilità interna a suon di complottismi e grida di al lupo, anche se il lupo non c’è mai.

Poi, al centro del solito accusare di “sostanziale silenzio sull’organizzazione sistematica di dossieraggio fatta da pubblici funzionari”, dossieraggio e complotti di cui non si sa nulla se non da un’articolo di Sallusti sul qual è piombato uno spaventoso silenzio a 48 ore dall’uscita. Un dettaglio che, come scrive il Corriere, ci fosse “un ministro che voleva assumere la sua amante”. Poi la presidente del Consiglio, che non fatica nemmeno un po’ a precipatare nel caustico, sentenzia: “è più facile occuparsi di Boccia”. Le sfugge forse che è Boccia che si sta occupando di loro?

Gennaro Sangiuliano non mancherà alla cultura italiana che non si sente orfana. Né mancherà al cinema italiano che nelle ultime settimane ha manifestato pubblicamente e sonoramente il suo dissenso nei confronti di decisioni ministeriali che stanno massacrando il settore. Da Sangiuliano silenzio sulla questione, e azioni poco incisive. Forse perché era “più facile occuparsi di Boccia”.

Ora a Meloni e ai Fratelli & Sorelle d’Italia manca solo d’incolpare il gender. Ma non c’è da preoccuparsi. C’è sempre un Pillon che potrebbe pensarci entro breve.

 

 

(7 settembre 2024)

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