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HomeL'EditorialeIl Redditometro e la sospensione "a divinis"

Il Redditometro e la sospensione “a divinis”

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di Giovanni Bertani

Ho seguito sulla stampa le vicissitudini della reintroduzione del Redditometro, poi sospeso “a divinis”.

Mi permetto sommessamente di rammentare che esiste già una norma contenuta nell’art. 38 del DPR 600/73 che consente l’accertamento sintetico per incrementi patrimoniali. Tale norma, risalente al 1973, consente di eseguire accertamenti sui possessori di beni cui acquisto non è giustificato dai redditi dichiarati. È di facile attuazione e il testo è chiarissimo: “La determinazione sintetica del reddito complessivo […] è ammessa a condizione che il reddito complessivo accertabile ecceda di almeno un quinto di quello dichiarato”. In pratica: se Tizio in un anno compera beni e servizi per € 100.000, deve avere dichiarato almeno € 20.000 all’anno. Bisogna conoscere l’aritmetica oppure, in alternativa, anche la tabellina del cinque può soccorrere.

Non si sa come mai, ma è uno strumento scarsamente utilizzato o per pigrizia dei Vostri funzionari o per altre ragioni che non conosco, ma che chiunque dotato della malizia che contraddistingue il popolo italiano riesce a immaginare: certe persone amano essere in vista più per ciò che hanno che per ciò che dichiarano, ma per l’appunto “sono in vista” e quindi meglio non fare domande che potrebbero creare imbarazzo. Una questione di educazione.

Il redditometro è dunque un inutile sovrappiù. È sufficiente, sarebbe sufficiente, utilizzare le norme esistenti. Se fosse solo inutile, il discorso si chiuderebbe qui.

Invero è anche dannoso.

Il primo effetto del redditometro è il calo dei consumi, poi il dirottamento degli investimenti importanti su altri territori meno ossessionati dalla mania del controllo e una sollecitazione al pagamento per contanti. A ben vedere non pare che l’economia attuale abbia bisogno di queste cose; giudicate Voi. Aggiungo che ha anche del retorico.

Il redditometro avrebbe un senso se i cittadini fossero messi nella condizione di controllare i livelli di spesa; lo sanno anche i sassi che le spese per consumi sono completamente fuori controllo. Chiedete pure al direttore generale dell’ISTAT o consultate le statistiche pubblicate da tale prestigioso istituto che, per quanto al Vostro soldo e malgrado i suoi apprezzabili sforzi, più di tanto non riesce a nascondere quanto è sotto gli occhi di tutti.

E come se non bastasse è ridicolo.

Non è possibile dire che i “cittadini onesti” non hanno nulla a che temere. Mi pregio di evidenziare che per i funzionari dell’Agenzia delle Entrate i cittadini onesti non esistono; ne consegue che tutti hanno – avrebbero, potrebbero avere – da temere. Soprattutto quegli ingenui che hanno tutto alla luce del sole, la banca del sangue delle casse dello stato.

Usiamo la fantasia e mettiamo pure che entri in vigore e che si recuperino un tot di miliardi. Lo sapete anche voi che sarebbero miliardi scritti sulla carta, utili solo per gonfiare la voce “crediti inesigibili” nei bilanci dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. Lo dimostrano i 1.200 miliardi crediti inesigibili già esistenti.

Non è il redditometro la soluzione. I vari condoni, rottamazioni bis, ter, quater e via enumerando testimoniano il fallimento di cinquant’anni di politiche fiscali e accertative inefficaci.

Cambiate rotta, vi state comportando come quelle persone insicure, maniache del controllo, quasi foste capaci solo di rovinare la vita a chi gli sta intorno, e potreste fare, invece, anche altro. Se volete qualche suggerimento concreto, mi metto a disposizione. Lo farei gratis, anche perché se mi pagaste, più del sessanta per cento vi tornerebbe indietro in tasse. Cordialità.

 

 

(23 giugno 2024)

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