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Tutti insieme (poco) appassionatamente per liste di scopo, che di scopo non sono

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di Claudio Desirò

Di liste di scopo, ovvero elenchi di candidati a una competizione elettorale che, pur non facendo parte di una formazione politica, si impegnano a perseguire un obiettivo specifico, ne abbiamo avuti diversi esempi nel passato, tutte o quasi ideate da Marco Pannella allo scopo, appunto, di portare alla ribalta temi specifici, legati alla vita democratica e civile delle Istituzioni in cui venivano presentate.

Basti pensare alla Lista Marco Pannella – Antiproibizionisti sulla Droga, presentata alle Elezioni Politiche del 1992, alla Lista Pannella – Sgarbi, presentata nel Polo delle Libertà nel ’96 e che puntava a Presidenzialismo e Riforma della Giustizia, o alla Lista Amnistia Giustizia Libertà alle politiche del 2013. Liste, queste, tutte caratterizzate dall’essere incentrate su tematiche specifiche allo scopo, appunto, di portarle nel dibattito politico e pubblico. Scopo nobile e distante dal voler centrare il risultato pieno nelle urne, di secondaria importanza rispetto al voler sottoporre all’opinione pubblica delle tematiche ritenute fondamentali e sottostimate dal sistema politico tradizionale.

Le soglie di sbarramento, le somme algebriche di percentuali di parte, l’elezione del singolo candidato purchessia, risultavano di secondaria importanza rispetto al riportare al centro dell’attenzione importanti capisaldi del funzionamento democratico, come la Giustizia, la situazione interna ai nostri istituti di pena o la Riforma Costituzionale in senso presidenziale.

Oggi, invece, ci ritroviamo davanti, e la ritroveremo nelle urne, una proposta di lista di scopo con ben altri scopi, partorita da quella Emma Bonino che dovrebbe, invece, conoscere molto bene la nobiltà d’animo che pervadeva le vere liste di scopo di Marco Pannella.

Una lista di scopo, quella europeista 3.0, che mette insieme 5 simboli (almeno fino ad oggi) allo scopo di presentare una proposta europeista alle Elezioni Europee. Già, come non ci fossero altre formazioni europeiste che si candidano ad eleggere propri rappresentanti all’interno del Parlamento Europeo, appunto.

Una lista da tutti insieme appassionatamente che cerca di sommare le scarse percentuali dei 5 simboli presenti (almeno fino ad oggi) per superare la soglia di sbarramento del 4%, vero ed unico scopo di questo agglomerato partitico, in cui ognuno sembra voler lottare unicamente per la sopravvivenza politica propria e del proprio simbolo. Ma anche il mettere tutti insieme appassionatamente sembra opera alquanto complicata, considerando che a poche ore dalla pubblicazione del simbolo unitario, già da due sigle iniziano a sorgere malumori: Pizzarotti, presidente di quel Più Europa proponente, e Volt, dalla sua voce ufficiale, hanno fatto sapere che nessuna posizione è stata ancora decisa. Una situazione surreale che aggiunge sale e pepe ad una proposta che sembra partire su presupposti ben distanti da quella concretezza e pragmaticità tanto decantata. Un’unità di intenti e di scopi dei singoli che vorrebbe essere somma algebrica nelle urne, ma che sembra scricchiolare ancora prima di iniziare la strada verso di esse. Ed all’assenza di uno scopo reale tipico di quello che dovrebbe avere una vera lista di scopo,  diverso da quello puramente matematico, si somma l’assenza di uno scopo che abbia un orizzonte successivo all’appuntamento elettorale e sulle cui basi fondare un progetto di respiro più ampio.

Pur condividendo almeno parzialmente la volontà di Matteo Renzi di dare forma ad una proposta che possa limitare la rappresentanza di potenziali derive sovraniste, rappresentate soprattutto da Lega e 5 Stelle, presentarsi sotto le insegne di “lista di scopo”, però, è quanto più distante dagli scopi reali per i quali queste liste venivano concepite e presentate.

Lecito, sicuramente, aggregarsi per cercare di formare una potenza di fuoco e di consensi superiore ai singoli partiti, meno lecito strumentalizzare il concetto di lista di scopo che ha sempre avuto altro significato. Ancora meno lecito se questa strumentalizzazione, allo scopo di confondere l’elettore, viene portata avanti da chi, come Emma Bonino, grazie alle vere Liste di Scopo ha costruito la propria fortuna politica.

 

(28 marzo 2024)

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