di Daniele Santi
E’ notevole il commento che Antonio Tajani ha proferito dalle insondabili altezze riservate agli Dei dalle quali dispensa il suo insostituibile verbo che evidentemente ritiene necessario: il ministro degli Esteri e vicepremier, oltre che uomo di punta di una partito politico la cui unica idea è quella di vivere sulla beatificazione dello scomparso fondatore, pur di guadagnare visibilità, è riuscito a definire minorenni manganellati ricoverati in pediatria (in pediatria!) come dei “figli di papà”, “radical chic” in un crescendo di toni i disprezzo insopportabili non solo a un orecchie educato.
Gli ha fatto eco Salvini che ha rincarato la dose: “Se mio figlio insultasse i poliziotti ci penserei io”. E infatti il figliolo educatissimo dell’onnipresente Salvini i poliziotti li ha sempre rispettati, anche se gli si può rimproverare qualche eccesso di confidenza quando con un poliziotto c’ha fatto un giro su una moto d’acqua d’ordinanza, e proprio nel periodo in cui il padre era ministro dell’Interno (leggerissimamente prima del Papeete) e presente in spiaggia. Era il 30 luglio 2019 e avendone la possibilità il potente padre che oggi pontifica sui figli altrui ha regalato una soddisfazione al sangue del suo sangue. Più amore per la famiglia di un simile gesto non vediamo cosa possa esserci. Altro che quei ragazzacci viziati da famiglie che pretendono addirittura di arrivare alla fine del mese con decenza e che vanno in giro a farsi manganellare per puro piacere.
Spiegone: non si discute dei fatti in sé, tutte e tutti sappiamo come sono andate le cose, si discute dell’atteggiamento e della mancanza di rispetto di una classe politica viziata e arrogante che da trent’anni racconta cose per farne altre ed è sempre uguale a se stessa: col dito puntato contro qualcuno.
(1 marzo 2024)
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