di Vittorio Lussana
Alla reunion dei Cccp – Fedeli alla linea, avvenuta nei giorni scorsi in quel di Berlino, il collega Andrea Scanzi, intervenuto sul palco, è stato pesantemente fischiato. Il motivo? I fans del noto gruppo inventore di un genere, il punk filosovietico, pensano che egli abbia maltrattato la corrente No vax’durante la pandemia e che, adesso, stia cercando di riaccreditarsi con gli ambienti antagonisti e protestatari.
Quanto accaduto non è stato un esempio di inclusività: questo bisogna dirlo. Ma cercare una coerenza nelle frange più anarchiche della sinistra italiana è anch’essa una pretesa velleitaria. Si tratta di gente fatta così, che ragiona per sensazioni. Viene maggiormente rispettato il sottoscritto, perché ho un fratello che con Francesco De Gregori ci ha lavorato veramente per più di 20 anni. E che già verso la fine degli anni ’80 del secolo scorso, tramite la Tuttaroma – una società di produzione artistica che contemplava, tra i soci, anche mia madre e in cui figuravo come direttore di scena – organizzammo un concerto in cui i Cccp – Fedeli alla linea decisero di distribuire l’intero incasso della serata tra i loro musicisti, palchisti, tecnici del suono e addetti alle luci, rinunciando al proprio onorario. Fu quella l’occasione in cui scoprimmo la trasparenza, anzi il disperato bisogno di coerenza, del leader del gruppo, Giovanni Lindo Ferretti. Un poeta, prim’ancora che un artista.
Detto questo, l’odio nei confronti di Andrea Scanzi non è giustificato: si finisce col renderlo più importante di quanto non lo sia veramente. In secondo luogo, il suo percorso professionale è abbastanza simile al sottoscritto: di arte musicale, cinematografica e teatrale, Scanzi se ne è sempre occupato. E non è vero che, adesso, vuol giocarsi la carta dello scopritore: stiamo solamente cercando, sia Andrea Scanzi, sia il sottoscritto, nuovi modi di comunicare, riadattando slogan che non siano completamente vuoti. Scanzi è anch’egli un fan, un appassionato vero, che ha compreso il messaggio di Ferretti, lucidissimo in molti suoi testi che, quasi a sorpresa, ho ritrovato tra le lettere di altri giovani punk di provincia come autentico punto di riferimento, a tratti addirittura brillante.
I Cccp – Fedeli alla linea sono un gruppo che è riuscito a produrre discorso, a dire qualcosa a una frangia estrema, animata da un profondo bisogno di socialismo idealista (dunque, hegeliano…), che professa una lotta al capitalismo in quanto mera produzione di ricchezza basata sull’avidità, anziché come forma di riscatto sociale. Una frangia da sempre al corrente che, nella disputa tra Marx e Bakunin, aveva ragione il secondo.
Non è semplice comprendere il mondo anarchico: si tratta di un ambiente sempre alle prese con problemi pratici e materiali, i quali tendono ad avere il sopravvento rispetto a quelli filosofici o sovrastrutturali, occultando la vera umanità delle singole persone. Si deve ragionare tutto all’incontrario, invece: alla fine, Scanzi è servito a dare un senso alla reunion stessa, che altrimenti – e anche in questo aveva ragione Giovanni Lindo Ferretti – non ne avrebbe avuta.
Per tutti questi motivi, chiedo agli amici del popolo punk e dei centri sociali di sotterrare l’ascia di guerra: sappiamo che voi conoscete la verità di fondo della società italiana. Ciononostante, lasciate perdere le vendette, perché finireste col fare lo stesso errore di tutti quanti gli altri: alimentare quella guerra per bande che voi stessi avete sempre denunciato. Perché è una guerra per bande: è questo il punto su cui avete ragione voi, ragazzi.
Mantenete, dunque, la vostra purezza.
(1 marzo 2024)
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