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Niente sfide “Eva contro Eva”

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di Vittorio Lussana

La scelta di eleggere alla segreteria nazionale del Partito Democratico la giovane Elly Schlein rappresenta un segnale ben preciso: la base della sinistra italiana vuole una forza politica maggiormente agile, sotto il profilo tattico, più coraggiosa sotto quello strategico. Se si è convinti delle proprie idee e di voler condurre determinate battaglie, esse vanno combattute senza ragionamenti opportunistici o di mera convenienza. E questa è una prima sanissima indicazione per uscire, definitivamente, dalla moda demagogica che ha investito il Paese negli ultimi anni.

Tuttavia, anche la piattaforma di idee della Schlein non definiscono un profilo maggiormente identitario del Partito democratico. Non perché un pezzo del Paese non le condivida, ma per il motivo opposto: rischiano di compattare la parte conservatrice della società italiana in una chiusura altrettanto ideologica, rendendo più difficile l’affermazione di quelle politiche che, al contrario, sono necessarie al Paese per non rimanere indietro.

Come già spiegato nelle scorse settimane, su alcune tematiche, come la transizione ecologica e i diritti civili, ma anche per ciò che riguarda la cannabis legalizzata e la crisi demografica, l’Italia non può e non deve chiudersi a riccio, ma riflettere attentamente, evitando slogan o vuoti propagandismi. In ciò, Schlein rappresenta, indubbiamente, la scelta più saggia. Anche per riavvicinarsi al Movimento 5 stelle con la schiena dritta, pretendendo maggiore lealtà e sottolineando come, su molte scelte, il Pd sia stato di parola in passato. Perché anche questo va detto: il Partito Democratico non meritava certi voltafaccia all’italiana.

Insomma, si provi a ristabilire una situazione di serenità e di equilibrio riflessivo, per ricostruire una nuova intesa programmatica a sinistra, perché altrimenti rischiamo di rimetterci tutti.

In secondo luogo, l’inchiesta della procura di Bergamo sulla pandemia ha dimostrato, oltre all’infondatezza delle cretinate No vax e all’inutilità di una commissione d’inchiesta che rischierebbe di indugiare ulteriormente sulle velleità esoteriche ed antiscientifiche della vicenda, quanto siano pericolose le idee della Lega in merito alla cosiddetta autonomia differenziata: un progetto di riforma costituzionale che rappresenta un’autentica ferita nei riguardi dell’unità del Paese. Un deriva provincialista, da cultura del campanile, che ha già mostrato tutti i suoi limiti. Se persino in regime di sussidiarietà non si è stati in grado di affrontare per tempo una questione di sanità pubblica, al fine di impedire la diffusione di un virus – un ritardo che ha moltiplicato i contagi almeno di dieci volte – figuriamoci cosa potrebbe succedere con il progetto di legge costituzionale del ministro Calderoli: si rischia di dare la stura a una concezione privatista, bigotta ed egoistica della società italiana.  Al contrario, la realtà dei fatti ha dimostrato quanto sia fondamentale lo Stato come autentico baluardo in mezzo alle tempeste. E quanto la fisima antistatalista risulti ingiustificata, poiché puramente demagogica.

In pratica, per non risolvere la questione meridionale s’inscena, da almeno 30 anni, l’esistenza di una questione settentrionale. E invece di favorire la distribuzione nel Paese di forme di benessere anche per le zone che più ne avrebbero bisogno, si preferisce voltarsi dall’altra parte. Ed ecco il vero punto di fondo della questione: l’amoralità e l’ipocrisia del cattolicesimo controriformista. In buona sostanza, il nord d’Italia preferisce il provincialismo, piuttosto che l’innesto di elementi di cultura mittle-europea, che sono poi quelli che hanno favorito, in passato, lo sviluppo del Paese. E si corre il rischio che vinca la furbizia anziché l’intelligenza. Come anche la Brexit ha già dimostrato, certi processi demagogici aprono la strada a percorsi ancora più accidentati. In pratica, il nord d’Italia rischia di farsi del male da solo, così come il Regno Unito sta correndo il pericolo di innescare la propria dissoluzione.

Sul terreno delle riforme costituzionali, con buona pace di tutte le possibili accozzaglie qualunquiste striscianti nella società italiana, sarebbe il caso di attuare una strategia che conduca l’Italia verso svolte e mutamenti pensati a priori, comprendendo appieno quali conseguenze e pericoli si corrano. L’autonomia differenziata in salsa leghista, infatti, rischia di trasformarsi in un gigantesco suicidio collettivo. E di guai dovremmo già averne avuti a sufficienza. Pertanto, il Partito Democratico e le sinistre tutte dovranno vigilare per correggere questo maldestro tentativo di riforma costituzionale. E per far riuscire ad aggirare tale macigno, si dovrà cominciare a fornire degli esempi concreti, affinché il popolo italiano non si affidi alle chimere qualunquiste.

Lo Stato assicura determinate funzioni di indirizzo collettivo a cui non possiamo rinunciare, poiché finalizzate a mantenere un profilo di omogeneità culturale. Ecco perché la cultura rimane il principale avversario dei leghisti. E anche intorno alla parola comunità negli ambienti della destra liberale aleggiano fantasmi populisti scambiati come risvolti neo-liberali di difesa della libertà individuale, che non sono neanche in discussione. E’ per questo che anche Giorgia Meloni e la sua destra nazionalista hanno un proprio ruolo fondamentale, ampiamente previsto quasi esclusivamente dal sottoscritto (ma non me importa: faccio da solo che è anche meglio, dato che non c’è più nessuno che valga politicamente qualcosa…).

Bisogna evitare che una determinata concezione di libertà, completamente sganciata dall’interesse nazionale, ci travolga tutti. La vera libertà, infatti, corrisponde a una sintesi tra interesse individuale ed etica collettiva: tutto si deve svolgere all’interno di cornice di interesse nazionale, altrimenti non esisterà autonomia, ma una vera e propria secessione di fatto.

La sconfitta anti-vaccinista lo ha già dimostrato ampiamente. Essa può servire come segnale di avvertimento: l’Italia è riuscita a limitare i danni del Covid 19 dimostrando di aderire, in larghissima maggioranza, ad alcuni precisi valori culturali di solidarietà e compattezza sociale. L’esempio è quello lì, a nostra disposizione. E può servire a respingere le sirene pseudo-liberiste, le quali in realtà nascondo un pessimismo plumbeo, immobilista, di retroguardia. Dunque, si faccia bene attenzione: evitiamo di cadere in una trappola che, in realtà, risulta predisposta da una minoranza del Paese. Ci sono forze pericolose, che puntano alla nostra dissoluzione: non si riduca tutto a una sciocca sfida Eva contro Eva.

Durante la pandemia, la società italiana ha dimostrato di saper reagire e di rimanere compatta nelle difficoltà. Ed è questo richiamo alla solidarietà collettiva all’interno di una cornice d’interesse nazionale, il valore che può svolgere una nuova funzione identitaria, a destra come a sinistra, dimostrando finalmente ai cittadini, anche a quelli sinceramente dubbiosi o più conservatori, di voler rappresentare una destra leale e una sinistra coraggiosa. Due forze che vogliono tornare a occuparsi, con maggior concretezza, dei problemi degli italiani. Il Pd di Elly Schlein può riuscire a dimostrare tutto questo, in un rapporto dialettico con la destra nazionalista, che possiede anch’essa una funzione ben precisa. Soprattutto, se saprà superare il berlusconismo o se, per lo meno, sarà in grado di voltare pagina rispetto a un trentennio di follie e stupidità televisive, che hanno prodotto solamente una gran perdita di tempo.

Se la destra e la sinistra italiana sapranno condurre questa battaglia sino in fondo, si potrà aprire una nuova fase di alternanza di governo tra forze laburiste e una sana compagine conservatrice. Se, invece, Elly Schlein e Giorgia Meloni si perderanno in una competizione puramente personale, superficiale, meramente d’immagine, le ‘spirali dilatorie’ striscianti nel Paese rischieranno di avere il sopravvento, dando vita a provvedimenti squilibrati e potenzialmente distruttivi. Non è una partiva Eva contro Eva. Mi raccomando, ragazze: non lasciatevi prendere per il naso.

 

(4 marzo 2023)

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