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Conferenza stampa di fine anno di quello che doveva essere un anno bellissimo

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di Giovanna Di Rosa #Politica twittter@gaiaitaliacom #Governo

 

Doveva essere un anno bellissimo, e sicuramente per qualcuno lo è stato. Soprattutto per coloro che, tolti dall’anonimato, con pochi mezzi e con molta arguzia – che è pur sempre un mezzo – si trovano a guidare le sorti, insieme al loro squinternato esecutivo, di quello che è un paese bloccato, rallentato, incatenato, fregato, insomma fottuto da una classe politica che non riesce a vedere più in là delle prossime elezioni e da elettori che non riescono ad andare più in là delle boiate che ascoltano con le le loro sempre più sorde orecchie.

Doveva essere un anno bellissimo ed è stato un altro anno agghiacciante: paese fermo, crescita vicinissima allo zero, lotte intestine tra partiti, politici che se ne fregano di ciò che dicono e dicono una cosa e ne fanno un’altra, Italia che non si sa più cos’è e Italiani sempre più furiosi. Eccolo l’anno bellissimo. Poi l’anno bellissimo finisce e c’è la conferenza stampa che racconta del prossimo anno bellissimo dove il presidente del Consiglio promuove se stesso. Proprio nel senso che si dà un bel voto. Perché l’importante non sono i risultati è ciò che si ritiene di avere fatto. Se l’obbiettivo era mantenere la carica evidentemente il presidente Conte ha di che essere soddisfatto.

“Sono orgoglioso di aver raggiunto gli obiettivi prefissati e siamo andati oltre”. E’ l’incipit. Così Giuseppe Conte si presenta alla conferenza stampa di fine anno a Villa Madama parlando di atletica leggera ei ci correre “i cento metri” parla di uno sprint ad ostacoli (allora doveva parlare di 110 ostacoli, ma sono dettagli), “per mettere il paese in sicurezza, occorreva una manovra seria e responsabile, avevamo il compito di recuperare 23 miliardi per disinnescare l’Iva”, dice così il presidente del Consiglio e si dimentica delle clausole di salvaguardia per il 2021 e 2022, ma non vorrete certo sottilizzare. E parla di una “maratona che durerà tre anni”. Parla naturalmente di “programmare” un “piano ambizioso”, perché programmare non vuol dire mettere in pratica e bisogna stare attenti a ciò che si dice affinché nessuno ti accusi di avere detto faremo invece di programmeremo. Azzarda, Conte, e addirittura si spinge a parlare di “quelle misure che il Paese attende da anni”, di cittadni che “chiedono un efficace piano per il miglioramento della loro vita”.

Quindi osa parlare di riforma della burocrazia, di nuove assunzioni nel pubblico impiego che magari sarà anche gente che è almeno capace di digitare su una tastiera con più di due dita, di un piano dell’innovazione. Tutto questo sarà possibile, naturalmente, se il governo durerà abbastanza al di là dei proclami e delle intenzioni: per questo Conte aggiunge “gennaio sarà l’occasione per fermarsi a riflettere e confrontarsi per cercare di rilanciare l’azione di governo”. Dice “cercare”, parola che è la chiave di tutto il discorso e che indica che le cose non saranno affatto semplici e che, anzi, il governo giallorosa potrebbe essere vicino al capolinea.

Insomma, c’è odore di “stiamo a vedere cosa succede il 26 gennaio in Emilia-Romagna e in Calabria”, ma tocca guardarsi bene dal dirlo…”, che la madonna di Medjugorje non ci fulmini attraverso il suo nuovo pargolo prediletto, quello venuto subito dopo Paolo Brosio.

Poi l’annuncio a sorpresa dello sdoppiamento del Miur in due ministeri: Università e Ricerca (a Manfredi) e Scuola (ad Azzolina). Insomma two poltrons is megl che uàn. E un’altro “anno bellissimo” alle porte. Siamo davvero fortunati.

 

(28 dicembre 2019)

©gaiaitalia.com 2019 – diritti riservati, riproduzione vietata

 





 

 

 

 

 

 

 

 

 




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