
di Paolo M. Minciotti
Ora i difensori della morale sessuofoba che manifestano nella strade e nelle piazze contro i Gay Pride e le unioni delle persone dello stesso sesso, che predicano contro il “demonio gay” e che organizzano manifestazioni di preghiera e processioni contro i le persone LGBT, hanno l’ennesima occasione – che perderanno – per manifestare contro il vero demonio che non vogliono vedere: la pedofilia nella loro amata chiesa.
L’occasione viene loro offerta dalla questione che riguarda il cardinale Pell – che vogliamo a tutti i costi sia innocente, perché è sempre meglio avere innocenti che colpevoli – e dalle accuse di abusi sessuali che piombano sull’ennesimo alto prelato vaticano. Il cardinale si recherà in Australia per difendersi; non che avesse scelta, non che gli rimanesse altro da fare, non che per questo sia un martire coraggioso che affronta l’ignominia, ma perché oltre a quest’ultima accusa pesano su Pell anche questioni di nessuna marginalità come l’aver coperto comportamenti di preti pedofili di Melbourne, dove è stato prima vicario episcopale poi arcivescovo metropolita.
Scrive Repubblica di una conferenza stampa del vice commissario di polizia della Stato australiano di Victoria, Shane Patton, il quale ha precisato che per il cardinale Pell sono state seguite le stesse procedure che vengono adottate nei casi di reati sessuali storici e che il cardinale “è stato trattato come ogni altro indagato”. Pell è già stato sentito più volte dalle autorità in relazione a casi di pedofilia tra i preti di Melbourne rispetto ai quali aveva dichiarato di essere stato “tenuto all’oscuro” dei casi di pedofilia perché “si sono resi conto chiaramente che non ero della stessa stoffa”, fu costretto ad ammettere di aver fallito nella gestione dello scandalo.
Proprio sulla base dei fatti descritti che hanno portato il papa argentino ad obbligare Pell a lasciare ogni incarico, ogni uscita pubblica e volare in Australia, consiglieremmo ai bravi cristiani che vedono il demonio negli altri, l’organizzazione di una processione – anche lunga dieci ore va bene – a mo’ di ammenda mediatica diciamo così, per recitare il mea culpa e scusarsi con le coppie gay, le coppie lesbiche, coloro che partecipano ai Gay Pride ed i milioni di persone in tutta Italia che hanno offeso con le loro vergognose dichiarazioni, dimostrando di avere compreso che il demonio, quello che loro vedono solo dove non sta, si annida anche nelle sfarzose residenze di Santa Romana Chiesa.
Dubitiamo che accolgano la proposta. E questo dimostra assai bene dove portano le fedi cieche.
(29 giugno 2017)
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