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#Italicum, tanto tuonò, ma non piovve

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Italicum 02di Il Capo

 

Prìncipi del “much ado about nothing”, i signori che siedono in Parlamento, dopo avere gridato al colpo di stato in stile sudamericano, Pinochet in testa al corteo dei neofascisti che conquisteranno Roma a causa della nuova legge elettorale, dopo avere costretto chi aveva scelto di seguire il dibattito in diretta ad ascoltare il patetico discorso di Donna Gelmini Dalnulla Cosmico che difendeva a spada tratta Berlusconi mentre quest’ultimo pensava a fare cassa mettendo sul mercato Milan e Mediaset e fottendosene del destino di Forza Italia e Forzitalioti; dopo gli sgrammaticati interventi dei Cittadini del M5S, dopo un principesco intervento di Cicchito (abbiamo mal di stomaco solo a scriverlo, ma meritava un applauso), dopo che i 38 ex giovani ed ex forti della minoranza Pd davano finalmente prova di muscoli (forse la prima da quando sono in Parlamento) dicendo no alla fiducia – perché il Pd non ha perso il vizio di fare la guerra ai suoi governi in nome dei suoi ridicoli equilibri interni – insomma, dopo tutto questo e molto di più, il Parlamento ha votato la fiducia a larghissima maggioranza (352 sì e 207 no). Cioè, il Premier fa ciò che vuole.

 

Per non farci mancare niente Maria Cecilia Guerra (Pd) postava sul suo profilo Facebook una spiegazione su ciò che stava accadendo attorno all’Italicum:

Al Senato non è stato possibile votare gli emendamenti sui punti considerati critici dalla minoranza. In commissione i lavori non sono stati chiusi (c’era fretta). La legge è arrivata in aula senza mandato al relatore e quindi nel testo approvato alla Camera, annullando tutto il lavoro della Commissione. In aula si è fatto ricorso a un trucco: un emendamento “premissivo”, e cioè votato prima dell’inizio dell’esame degli articoli, che “riassumeva” di fatto tutta la nuova proposta del Governo e che, una volta approvato a maggioranza, chiudeva la possibilità di modifiche sui punti cruciali di quella proposta. Insomma un prendere o lasciare in blocco, non proprio adatto alla dialettica parlamentare. A questo emendamento, noto come emendamento Esposito, la minoranza ha votato no. La minoranza, che al Senato è formata da 24 senatori (sui 108 di allora), è stata compatta e non ha votato l’Italicum. L’Italicum al Senato non è passato a larga maggioranza: è passato solo grazie ai voti di Forza Italia.

 

Insomma, gli oppositori interni di Renzi non hanno i mezzi, non trovano i modi, non hanno le parole per parlare con il loro segretario che vota a maggioranza, non schierando il plotone d’esecuzione. Del resto, non si sta difendendo né accusando, si fa ironia sull’accaduto, qualcuno dalle parti della minoranza Pd che un tempo era maggioranza ricordava che la maggioranza vince e la minoranza no. Se valeva prima non si capisce perché non dovrebbe valere ora.

 

Dopo che nella giornata del 30 aprile, (oggi, ndr) il governo di trova ad affrontare la questione di fiducia altre 2 volte, e ora che “la nave va”, si dovrebbe arrivare il prossimo lunedì al voto finale. Speriamo di non svegliarci il giorno successivo al voto finale con le truppe schierate al servizio del nuovo monarca fascista Renzi reo di avere fatto votare una legge a maggioranza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(30 aprile 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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