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Il 25 aprile non è luogo per pacifintismi o di scelte “per convenzione”

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di Claudio Desirò

Quella che fu l’Anpi, ovvero, come recita lo Statuto della stessa associazione, una delle “più grandi associazioni combattentistiche” del nostro Paese, salta il fosso ed in preda al delirio ideologico pacifinto, decide di dedicare il prossimo 25 aprile ad un “cessate il fuoco ovunque”. Forse, ai pronipoti pacifinti di coloro che hanno combattuto per la liberazione del nostro Paese dall’occupazione tedesca, bisognerebbe ricordare che se allora si fosse sostenuto un “cessate il fuoco ovunque”, non ci sarebbe stata liberazione, non ci sarebbe stato il 25 aprile e non ci sarebbe stata la stessa anpi (volutamente minuscola). Probabilmente, gli attuali autocertificati eredi della lotta armata per la Liberazione, della resistenza e della guerra contro l’occupazione nazifascista hanno sentito parlare, e sparlare, unicamente nelle sedi dei propri partiti, soliti a strumentalizzare la storia e distorcere la realtà.

Certo, a vedere come è derivata un’associazione che dovrebbe rappresentare la memoria storica di coloro che hanno dato la vita per liberare il proprio Paese, combattendo con armi e proiettili, non certo con fiori e caramelle, se non ci fosse l’anpi odierna non se ne sentirebbe la mancanza.

Immagino i veri partigiani ormai estinti  rivoltarsi sotto le proprie lapidi, vedendo chi ne vorrebbe rappresentare l’eredità storica oggi: pronipoti che dei valori della resistenza si sciacquano la bocca e che sostengono a gran voce sempre e solo le istanze di quei regimi illiberali che i propri antenati hanno combattuto.

Un’anpi che per l’ennesimo anno strumentalizza una data, una festa nazionale, per i propri scopi politici e che per l’ennesima volta si oppone alla presenza in piazza della Brigata Ebraica, che del 25 Aprile, quello vero, e non la carnevalata rouge odierna, è stata protagonista. Oggi più che mai la Brigata Ebraica è invisa ai pronipoti dei partigiani che inneggiano ad Hamas. Gli stessi pronipoti dei protagonisti della resistenza, quella vera, che continuano ad offendere la memoria di coloro che vorrebbero rappresentare, consigliando all’Ucraina come sia “meglio la resa che la difesa”. Di fatto abiurando i valori della resistenza stessa. Di fatto oltraggiando la memoria di coloro che non scelsero la “resa” e diedero la vita per la “difesa”.

Ma l’odierna anpi, un’associazione che assomiglia sempre più ad un’orrenda copia di sé stessa, nel 2024 va anche oltre, non limitandosi a strumentalizzare una celebrazione che dovrebbe essere di tutti gli italiani e non solo sua, ma facendone occasione di opposizione politica partitica. Perché, per i 19 dei combattenti per la resistenza, manovrati dai capo partiti della sinistra radicale e populista, il palco del 25 aprile è diventato momento per manifestare il proprio dissenso dalle politiche del governo di centrodestra e per sventolare, per l’ennesima volta, il fantasma di derive antidemocratiche nel nostro Paese. Salvo sostenere, sempre e comunque, i regimi antidemocratici in giro per il mondo.

Con buona pace di una data, una festa, una ricorrenza che dovrebbe essere di tutti, ma che, sempre più, prende le sembianze di una pagliacciata in salsa rossa.

 

 

(18 aprile 2024)

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