di Giancarlo Grassi
La Venere rimessa a nuovo, giovanilista e con cappottino attillato e vitino da vespa, tutta una moda italiana e un’autocelebrarsi – un po’ in linea con l’augusta ministra del Turismo, diciamo – è un calcio in quel posto alle esternazioni tutte autarchiche sull’importanza della lingua italiana, sì importante da meritarsi una proposta di legge demenziale che la protegga, secondo alcuni.
L’arzilla fanciulla, secoli sulle spalle e a guardarla in faccia chi lo direbbe – anche qui torna la linea ministeriale – è infatti diventata la testimonial dell’Italia all’estero in un campagna promozionale che nel suo essere orrenda e infantile ha però una sua efficacia anche se crea una certa confusione rispetto alle intenzioni reali di questa governo in confusione. Esempio ne è quella locuzione open to meraviglia che non solo non significa una beata minchia, nemmeno a tradurla letteralmente, ma va a prendere a pugni le tentazioni autarchiche di certe proposte di legge che vogliono multare le istituzioni che usano termini stranieri. Ce lo vedete Rampelli che mula Daniela Santanchè?
(24 aprile 2023)
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