di Alfredo Falletti
Ci son voluti quasi quarant’anni da quel 1985 ed era il tempo di Rosa Russo Iervolino poscia dopo il Presidente del Consiglio donna, ancora giusti toni trionfalistici perché ben tre donne ricoprono la carica di Presidente e due Vice della Commissione Vigilanza della Rai, ma il tono compiaciuto arriva in sordina non tanto per la Presidente, la Senatrice Barbara Floridia, quanto per le perplessità che sorgono a proposito delle due Vice.
La prima è la terzopolista Maria Elena Boschi, transfuga dal PD dove non aveva più il potere “di una volta”, in attesa degli esiti del processo sull’inchiesta “Open” insieme a Matteo Renzi, seguita dalla Sorella d’Italia Augusta Montaruli fresca fresca di condanna definitiva in Cassazione per peculato per aver intascato rimborsi non dovuti di denaro pubblico.
Ben inteso i toni trionfalistici per la nomina di tre donne ad sì prestigiosi incarichi sono più che giusti, ma per un Governo che abbia avocato a sé la capacità di stabilire e valutare il “merito”, non ci sarebbe da stupirsi se qualcuno rimanesse perplesso da fatti oggettivi che sono tutt’altro che opinioni. Ma andiamo per ordine.
La neo Presidente ha proclamato “…lavoreremo e vigileremo affinché venga garantito il pluralismo e l’indipendenza in Rai e perché tutti i partiti possano avere voce…”. Si tratterebbe di una svolta storica che imporrebbe standing ovation e te deum a profusione, ma sarà interessante verificare come possa conciliarsi questo sano proposito con la viscerale contrarietà verso i giornalisti e la ferrea disciplina pentastellata conformata al diktat beppegrillesco di avvalersi soltanto della propria struttura stampa&informazione, ma ci sarà tempo per verificarlo.
Le perplessità, quelle vere, iniziano con la vice Presidente, Maria Elena Boschi, rinviata a giudizio dalla Procura di Firenze insieme ad altri 11 indagati, tra cui l’ex Primo Ministro Matteo Renzi, per l’inchiesta su presunte irregolarità nei finanziamenti a Open, la fondazione nata per sostenere le iniziative politiche di quest’ultimo. Ma si è innocenti fino a sentenza definitiva. Ecco quindi che ben altra consistenza prendono le perplessità concernenti la nomina della Deputata Augusta Montaruli, ex Azione Giovani, ex Fuan, pasionaria meloniana ed ex sottosegretaria all’Istruzione dimessasi dopo la condanna definitiva della Cassazione per peculato, che si è dimessa dall’incarico – perché di mollare lo scranno in Parlamento non se ne parla perché sostiene di essere innocente e di avere senso dello Stato – e quindi lo Stato la ricompensa per tanta fedeltà. Commovente. Come commoventi sono i rimborsi per oltre ventimila euro per ristoranti, bar, abbigliamento e gioiellerie, ma anche per un corso per l’uso dei social network, spese per la creazione di database e monitoraggio della reputazione online, per l’acquisto di una borsa Borbonese, cristalli Swarovski ed altre simili amenità andando oltre la commozione al cospetto della battaglie politiche portate avanti da Augusta Montaruli: opposizione all’affido culturale, negazione dell’identità di genere ed opposizione al Ddl Zan, negazione dello ius scholae considerato uno “stratagemma della sinistra per impedire l’espulsione degli immigrati irregolari” unita alla credenza oscurantista che la sinistra, nella visione di Montaruli, è una cosa orribile che arriva a farle affermare che “I bambini che ci guardano non sono contenti di vedere che lo ius scholae è portato avanti dalle forze politiche che regalano la droga per le strade”. Ma lei si intristisce: “Strumentalizzata“. Insomma una dichiarazione di pluralità d’opinione che non può che accendere negli Italiani l’ennesimo fuoco dello sbellicamento ridens condito da surrealismo e nuove religiosità grilline.
Fermi restando i toni trionfalistici [sic] per tre donne alla Presidenza della Vigilanza Rai, cosa potranno legittimamente aspettarsi i “paganti il canone”? Non esistevano altre opzioni che non dessero origine a perplessità e sospetti dell’ennesima manovra politica ridotta ancora una volta ad “un posticino non si nega a nessuno”? Vedremo dove finirà il pluralismo quando il nuovo corso comincerà le epurazioni che son già dietro l’angolo.
(5 aprile 2023)
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